«Mi aspetto che nel movimento che ho fondato nessuno si permetta di avanzare dei dubbi sul nostro impegno a fianco di Israele e del popolo ebraico, contro l’antisemitismo e ogni forma di razzismo». Dopo le polemiche per l’astensione di Forza Italia sull’istituzione di una commissione straordinaria contro l’odio e l’anti- semitismo, Silvio Berlusconi interviene per mettere a tacere i mal di pancia azzurri.

Nel mirino del Cavaliere c’è soprattutto Mara Carfagna - da tempo in rotta di collisione con i vertici del partito, appiattiti sulle posizioni della Lega - che il giorno precedente si era dissociata dall’atteggiamento tenuto dagli azzurri in Aula. «La mia Forza Italia, la mia casa, non si sarebbe mai astenuta in un voto sull'antisemitismo. Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle. Intendo questo quando dico che nell'alleanza di centro destra andiamo a rimorchio senza rivendicare nostra identità», aveva twittato la vice presidente della Camera, irritando, evidentemente l’ex premier.

«Le discussioni, sempre legittime, si fanno all’interno e non a colpi d’agenzia: se qualcuno vuole invece seguire strade già percorse da altri, ne ha naturalmente la libertà», risponde piccato Berlusconi, sventolando sul volto di Carfagna gli spauracchi di Gianfranco Fini e Angelino Alfano, i ribelli scissionisti scomparsi dal panorama politico. Chi non è d’accordo col capo può accomodarsi alla porta, è il messaggio del Cavaliere. Solo che con una Forza Italia ai minimi storici, la minaccia non fa più così paura.

E Mara Carfagna comincia a guardarsi intorno. Dice di non voler aderire a Italia Viva ma non è indifferente alle sirene provenienti da un ex compagno di partito: il governatore ligure Giovanni Toti, ex consigliere particolare di Silvio Berlusconi adesso leader di “Cambiamo!”. L’obiettivo di Toti è costruire il pilastro moderato del centrodestra, adesso a trazione sovranista, rimanendo nel perimetro della coalizione.

Ma fuori da Forza Italia, ormai considerata una barca alla deriva. E da giorni il governatore offre ramoscelli d’ulivo a chi nel vecchio carrozzone azzurro si sente a disagio. A partire da Mara Carfagna, con cui ieri sera ha avuto un colloquio a Montecitorio, all’indomani dell’incidente sulla “commissione Segre”. «Ho visto che c’è un po’ di malumore. Da una parte mi sembra un po’ delusa», dice Toti a proposito dell’ex collega di partito, «dall’altra non a suo agio. A me non ha detto che strappa». Poi annuncia: «Mi ricandido in Liguria. È venuto da me Salvini e ha detto che mi sosterrà. Pure Meloni è d’accordo. Anche Forza Italia in Liguria mi appoggia».

Ma Toti ci tiene a sottolineare la sua peculiarità identitaria. «Io appartengo alla gamba moderata di una coalizione ortodossa di centrodestra dialogo con tutti», spiega. «Anche con FI, ora che sono uscito. Il problema di FI è che continua a perdere voti. Se vuoi invertire il senso di marcia devi ingrandire quell’aria lì, dei moderati».

Per raggiungere l’obiettivo il Presidente ligure continua a tessere la sua tela, a dialogare con chi non ha avuto ancora il coraggio di lasciare la casa madre. Non solo Carfagna, anche con «Renato Brunetta», racconta Toti. «C’è chi come me ha fatto un partito, chi fa una battaglia dentro Forza Italia, altri cercano interlocutori. Se i pianeti si allineeranno non lo so, ma sarebbe utile una riflessione larga della parte moderata. Io ci sono, quando vogliono possiamo iniziare a parlare».

Ma Mara Carfagna, per ora, continua a rifletterci.