ROBERTO CARRELLI PALOMBI*

Caro direttore, immagino che i sempre puntuali notiziari dei gruppi consiliari vorranno fornirci adeguate spiegazioni in ordine al voto pressoché compatto dei consiglieri togati ( tutti tranne Ciambellini, Grillo e Mancinetti), unito a quello dei laici ( tutti tranne Cerabona, al quale è stato addirittura negato un rinvio per approfondire meglio la vicenda), sulla mancata conferma del dott. Roberto Rossi nell’incarico di Procuratore della Repubblica di Arezzo.

La spiegazione è quanto mai necessaria perché, al di là del merito della vicenda, sul quale pure occorre spendere qualche parola e non solo per l’eccezionalità della decisione ( le mancate conferme, fin dall’entrata in vigore della legge n. 160 del 2016, si contano sulla punta delle dita e basta una sola mano), alla proposta di conferma, non approvata dal plenum, si accompagna un concerto negativo del ministro della Giustizia che pare andare ben oltre le prerogative riconosciute allo stesso in tema di nomine dei dirigenti degli uffici giudiziari.

Come può evincersi dagli atti del plenum, il ministro della Giustizia giustifica il concerto negativo sulla base delle modalità di ottenimento da parte del dott. Rossi di un incarico presso il DAGL, delle modalità di assegnazione delle indagini sulla banca Etruria e di gestione della relativa attività investigativa, quindi su profili ben diversi da quelli attinenti all’organizzazione dei servizi della giustizia, sui quali solo può vertere l’interlocuzione del guardasigilli, sulla base di quanto previsto dal combinato disposto degli artt. 11 l. n. 195 del 1958 e 45 d. lgs n. 160 del 2006, letti alla luce delle sentenze della Corte Costituzionale n. 379 del 1992 e n. 380 del 2003.

Penso che, al di là della volontà, a mio avviso assolutamente ingiustificata, di non confermare il dott. Rossi, il CSM aveva il dovere istituzionale di “reagire” ad un atto di concerto di tal fatta ( non oso immaginare quale imbarazzo debbano provare i magistrati che al Ministero rivestono posizioni apicali), siccome lesivo delle sue prerogative costituzionali in tema di conferimento degli incarichi direttivi e costituente un vero attentato all’autonomia ed all’indipendenza della Magistratura.

Non averlo fatto comporta la creazione di un precedente, in forza del quale sarà consentito al ministro della Giustizia di intervenire su valutazioni discrezionali che competono solo al CSM.

La spiegazione da parte dei consiglieri è poi necessaria, dato che in precedenza, la maggior parte degli stessi aveva votato a favore della conferma del dott. Rossi.

Dal diario di Area del 26.7.19 pare addirittura evincersi un voto modificato in conseguenza del mancato concerto del ministro.

Il merito della vicenda può facilmente evincersi dalla lettura combinata delle due proposte portate all’attenzione del plenum, potendosi rilevare molto facilmente la realtà dei fatti e l’occasione persa dall’organo di governo autonomo della Magistratura di difendere un magistrato, strumentalmente attaccato per motivi politici.

Il dott. Rossi non è stato confermato nell’incarico nonostante tutti i parametri previsti dalla legge e dalla normativa secondaria in tema di conferma nell’incarico direttivo fossero ampiamente positivi, come risulta dal parere favorevole all’unanimità espresso dal CG di Firenze, notoriamente non particolarmente generoso nelle sue valutazioni.

Non è stato confermato perché è stato attinto da una campagna mediatica senza precedenti a seguito della quale è stata aperta una pratica in prima commissione per incompatibilità ambientale ed un procedimento pre- disciplinare; entrambe le iniziative si sono rivelate del tutto infondate, con esclusione di qualsiasi addebito disciplinare o profilo di incompatibilità ambientale o funzionale.

Mi sarei aspettato che il CSM, piuttosto che entrare nel merito delle indagini svolte, come a mio avviso ha indebitamente fatto il ministro, avesse difeso questo Magistrato, in favore del quale tutti gli operatori, dagli avvocati, al personale amministrativo ed ai magistrati, hanno espresso significative attestazioni di stima.

* presidente del Tribunale di Siena