Gli effetti dell'accordo tra Russia e Turchia, raggiunto due giorni fa a Sochi sul futuro assetto nel nord della Siria, non hanno tardato a mostrarsi.

Ieri a mezzogiorno una colonna di mezzi della polizia militare di Mosca ha varcato l'Eufrate entrando successivamente a Kobane. Il dispiegamento ha come scopo quello di “facilitare” il ritiro dei combattenti curdi da un'area profonda 30 km e larga 120.

L'intesa tra Erdogan e Putin però poggia su un equilibrio instabile soggetto all'atteggiamento che terranno le milizie dell'Ypg e Sdf. Una realtà riconosciuta dai russi in maniera chiara, ieri il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha dichiarato che «è ovvio che se i curdi non si ritireranno dalla cosiddetta zona sicura al confine, le guardie di frontiera siriane e la polizia militare russa dovrebbero lasciare l'area. In questo caso, i restanti gruppi curdi verrebbero annientati dall'esercito turco».

Eventualità ribadita anche dal ministro degli Esteri di Ankara Mevlut Cavusoglu secondo cui l'azione della Turchia ha impedito la nascita di «uno Stato terrorista» nel nord della Siria mentre Erdogan ha avvertito che non permetterà ai miliziani delle Unità di protezione del popolo curdo di restare nell’area indossando gli «abiti del regime» di Damasco. In questo senso può essere interpretata la notizia riferita dalla tv curda Rudaw che ha parlato di esplosioni udite provenire da Suluk, vicino al confine con la Turchia.

I russi hanno nuovamente attaccato la decisione Usa di ritirare le truppe dall'area individuando i responsabili di quello che potrebbe succedere: «Gli Stati Uniti sono stati gli alleati più stretti dei curdi.

Eppure li hanno abbandonati, essenzialmente li hanno traditi e ora li costringono a combattere i turchi».

Proprio gli Stati Uniti devono risolvere il problema del ritiro, ieri il segretario alla Difesa americano, Mark Esper, è arrivato a Baghdad a sorpresa per incontrare il suo omologo iracheno ed il primo ministro Adel Abdul- Mahd. C'è incertezza sui movimenti delle truppe Usa che, secondo gli iracheni sono solo in transito nel paese e non hanno il permesso di restare, mentre per il Pentagono verranno schierate in posizione difensiva. Un nuovo fronte di tensione.