Prima di incontrare Giuseppe Conte in mattinata per un faccia a faccia chiarificatore, Luigi Di Maio smentisce i retroscena apparsi sui giornali. Nessun “ultimatum” al presidente del consiglio da parte del Movimento 5 Stelle, solo ricostruzioni «fantasiose» da parte della stampa. Eppure, a sfogliare i quotidiani non sembra che i compagni di partito del ministro degli Esteri usino toni concilianti nei confronti del presidente del Consiglio. Sono tanti gli esponenti pentastellati di governo a lanciare segnali ostili al numero uno di Palazzo Chigi.

Sulla manovra Giuseppe Conte è braccato. Dal sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, dal ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e dal sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia. Tutti e tre rilasciano interviste in cui chiariscono la posizione del Movimento rispetto al presunto asse tra il premier e il Pd. Parole in libertà che mandano in fibrillazione le chat del parlamentari, tra quanti si lamentano dei responsabili comunicazione del partito e chi tira in ballo direttamente i vertici politici. «Beppe Grillo a Italia 5 Stelle ha detto di smetterla con palloncini e striscioni, con le poltrone tagliate», scrive in chat il fichiano Luigi Gallo, «ma evidentemente abbiamo un M5S che è posseduto, non risponde al gruppo parlamentare, al direttivo, al suo fondatore, ci vuole solo un esorcismo», aggiunge, riferendosi probabilmente alle tante interviste apparse sui giornali.

Al centro della contesa: la contrarietà grillina alla cancellazione della tassazione forfettaria per le partite Iva e le multe per artigiani e commercianti che non ricorrano al pos. «Siamo d’accordo con queste misure, però non devono diventare nuove tasse, quindi è essenziale abbattere il costo delle commissioni bancarie», dice Di Stefano al Fatto quotidiano, a proposito delle proposte sul contante e sul pos. «E allora non bisogna correre e trovare il tempo necessario per farlo. E bisogna partire dai grandi evasori, colpendoli duramente, e non da chi viene perseguitato da 60 anni», spiega, sposando in pieno la linea tracciata dal capo politico sul Blog delle stelle. Perché i grillini, ormai in crisi di identità e di consensi, vogliono scongiurare il pericolo di essere additati come il partito delle tasse, prestando il fianco alla retorica salviniana. A costo di giocare di sponda con nemico storico: Matteo Renzi.

Il risultato è ancora più disorientante per chi, per dirla alla Conte, ha cominciato a fare politica gridando «onestà, onestà». Ma è proprio quest’atteggiamento del premier a non andare giù ai maggiorenti pentastellati. «Il rapporto ( col presidente del Consiglio, ndr) c’è e funziona. Del resto il premier dal palco di Italia5Stelle sabato ha manifestato la sua riconoscenza al Movimento», argomenta malizioso Di Stefano. «Sa che senza di noi non sarebbe a Palazzo Chigi, perché il Pd aveva posto il veto sul suo nome. Ma ora dobbiamo solo ricomporre un metodo di lavoro». Insomma, Conte farebbe meglio ad ascoltare gli amici, è il messaggio. E se non fosse abbastanza chiaro, ci pensa persino il solitamete mansueto Vincenzo Spadafora a ricordarlo al diretto interessato.

«Nell’affiatamento di una squadra il ruolo del coach è fondamentale, proprio perché non è in campo e può comporre i contrasti tra i giocatori», dice al Corriere della Sera, ridimensionando nei fatti il ruolo dell’inquilino di Palazzo Chigi. «Il premier ha la responsabilità della sintesi, deve favorire il dialogo e la condivisione delle scelte. È un compito che spetta a lui e la strada maestra è il dialogo. I vertici di maggioranza non dovrebbero chiederli le forze politiche, ma essere convocati dal presidente ogni volta che se ne avverta la necessità».

E ancora più esplicito è Carlo Sibilia, che dice alla Stampa: «Abbiamo grande stima del premier, che è anche nostra espressione. Ma tutto tiene se si tengono in conto le nostre esigenze, che sono quelle del primo partito in Italia. I toni devono restare bassi, ne giova la discussione».

Le mediazioni tra le parti proseguono per tutta la giornata. Mentre scriviamo, il premier è ancora alle prese con una serie di incontri bilaterali per riuscire a trovare una quadra prima dell’inizio del Consiglio dei ministri. Che per prudenza slitta di qualche ora.