«Chile desperta», Il Cile si sveglia, lo slogan più gettonato e che anche ieri ha risuonato in una nuova grande manifestazione non autorizzata e pacifica ( nel momento che scriviamo) a Santiago del Chile.

Eppure dopo tre giorni di scontri violentissimi il volto della città ieri mattina appariva tranquillo. Ma si trattava in gran parte di un'impressione fuorviante, perchè nonostante la parola d'ordine delle autorità sia quella del «ritorno alla normalità» i segni della battaglia combattuta nel fine settimana erano tutti visibili.

Innanzitutto il coprifuoco, non si può uscire di casa a partire dalle 19 della sera fino alle 7 della mattina se non con un salvacondotto speciale. Misura che non ha impedito il susseguirsi di incidenti. L'esercito pattuglia i centri nevralgici della capitale cilena, uno stato d'emergenza che dovrebbe durare 15 giorni ( prorogabile per altri 15), come stabilito dalla Costituzione. Le zone interessate sono affidate al capo della Difesa Nazionale, si tratta del generale Javier Iturriaga. Ufficiale dei corpi speciali che al momento si è mostrato molto cauto nell'uso dei poteri eccezionali dichiarandosi «tranquillo» e di voler restituire al più presto le prerogative alle autorità civili.

Il “toque de queda” riguarda anche le provincie di Valparaiso e Concepcion. La sindaca della regione metropolitana di Santiago, Karla Rubilar, ha confermato che il bilancio delle vittime fino ad ora è di 11 persone oltre ad almeno 150 feriti. 3 sono morte sabato e 8 domenica, di cui 5 perite nell'incendio di un supermercato dato alle fiamme. Rimane però molta incertezza sulle cause dei decessi, in rete girano moltissimi filmati dove la polizia fa largo uso di lacrimogeni ed idranti e probabilmente armi da fuoco, circostanza negata a fatica dal governo. Quasi 1500 le persone arrestate in tutto il paese di cui 650 nella sola Santiago.

Il movimento, nato dall'aumento del 30% del prezzo del trasporto pubblico, ha usato nei giorni scorsi la forma di lotta del non pagare il biglietto e poi nei suoi aspetti più violenti attaccare materialmente le stazioni della metropolitana e gli autobus. La rete dei trasporti a Santiago è quindi sostanzialmente ancora paralizzata, a singhiozzo ha ripreso a funzionare solo la linea 1 sotterranea.

Ieri centinaia di passeggeri sono rimasti chiusi nell'aeroporto e molti voli cancellati, le scuole e le università sono rimaste sostanzialmente serrate così come banche, centri commerciali e farmacie. Lunghe file si sono formate davanti a supermercati, in molti sono rimasti con le porte sprangate, altri fanno entrare solo poche persone alla volta per paura di saccheggi.

Intanto si susseguono gli appelli alla calma e inviti a ristabilire un clima di dialogo. Sempre Rubilar ha detto che dopo le misure messe in atto «altre vautazione saranno fatte in questi giorni». Ma se è vero che gli aumenti sono stati congelati, le opposizioni non intendono votare provvedimenti alternativi se non verrà ritirato lo stato di emergenza. L'opposto di quanto dichiarato dal governo secondo il quale il coprifuoco servirebbe proprio alla pacificazione.

In questo senso non giovano le parole del presidente Sebastian Piñera: «Siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile che non rispetta nulla o nessuno e che è disposto a usare la violenza e gli atti criminali senza limiti», benzina sul fuoco di una protesta sociale determinata dalle profonde disuguaglianze economiche del paese ( 19 milioni di cileni vivono con 500 dollari al mese) ma che sembra essere senza leader rappresentativi.