«Partita sulla prescrizione chiusa? Noi penalisti non ne siamo per nulla convinti: Orlando ha cambiato idea sull’efficacia della sua riforma? Se è così gli chiederemo perché», dice Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Ucpi. «Sveleremo noi l’assurdità del blocca- prescrizione»

«Dite che il ministro della Giustizia Bonafede ha già chiuso la partita sulla prescrizione? Che aver piantato quella bandiera nell’ordinamento gli concede un vantaggio politico irrecuperabile? Vediamo. Siamo qui per smentire la teoria». Gian Domenico Caiazza oggi presenterà la sua relazione di presidente a centinaia di delegati dell’Unione Camere penali. Cornice splendida per il congresso, Taormina, ma contesto in apparenza avverso: prescrizione già legge, in vigore da gennaio, Pd e Italia viva sfibrati nel tentativo di ottenere almeno un rinvio, linea “general preventiva” che, nel penale, sembra vincere ancora.

Perché non è così, presidente Caiazza?

Perché la partita politica a me non pare chiusa. Intanto lo stesso ministro Bonafede un anno fa ha scelto di rinviare l’entrata in vigore del blocca- prescrizione perché convinto della necessità di rivedere prima la procedura penale. Prima la riforma, poi lo stop alla prescrizione, disse: bene, deve spiegarci perché ha cambiato idea, visto che pare del tutto irrealistico approvare una compiuta riforma del processo prima che finisca il 2019.

Ma crede che Pd e Italia viva lo sottoporranno a un simile pressing?

Abbiamo incontrato Italia viva che si è detta pronta a battersi sulla prescrizione. Saremo noi ad andare in pressing su Andrea Orlando. Due anni fa ha firmato una riforma che ha allungato, e molto, i termini di estinzione dei reati. Anche lui deve spiegazioni: non è più convinto della bontà di quelle misure, che noi già denunciammo come irragionevoli?

Ma è possibile convincere l’opinione pubblica di quanto sia irragionevole un processo eterno? Perché ai vostri banchetti per la separazione delle carriere correvano a firmare al grido di “ma come, pm e giudici non sono già separati?” e la prescrizione invece passa per un regalo ai malfattori?

Ecco, è vero, ai nostri banchetti la scena era quella. Il punto è che sulla prescrizione è stata fatta un’efficace quanto fuorviante campagna di comunicazione. Si è fatto credere che i termini di estinzione dei reati siano l’asso nella manica degli imputati ricchi, in condizioni di pagarsi ottimi avvocati. La scorciatoia di una figura socialmente sgradevole, insomma: efficace, ma falso. Noi avvocati non c’entriamo nulla: la maggioranza delle prescrizioni interviene quando ancora non tocchiamo palla, cioè durante le indagini. Ma passeremo alla controffensiva anche da questo punto di vista.

A cosa si riferisce?

Intanto alla conferenza stampa che abbiamo già previsto per lunedì, dopo il congresso. Presenteremo i dati sui termini attuali di prescrizione, quelli determinati dalla riforma Orlando: parliamo di 22 anni per lo stupro aggravato, di 18- 20 anni per gran parte dei reati contro la pubblica amministrazione. Poniamo all’opinione pubblica il seguente quesito: lo Stato già oggi può disporre di un imputato per un tempo così insensato, dov’è l’urgenza di prevedere che lo possa tenere sospeso per un tempo infinito? Ecco, siamo convinti che se posta in questa chiave, anche la verità sulla prescrizione possa fare breccia nell’opinione pubblica.

Il punto è convincere i cittadini più che scuotere i partiti.

Intanto noi daremo fondo a tutte le iniziative possibili, di qui al 31 dicembre, per contrastare l’entrata in vigore dello stop alla prescrizione: né Bonafede né Orlando potranno sottrarsi alla domanda sui motivi della loro netta sterzata rispetto alle affermazioni precedenti.

Sulla separazione delle carriere il Pd può pretendere dal M5S la stessa disponibilità offerta sul taglio dei parlamentari?

Credo sia meglio non correre. Vediamo se i segnali positivi arrivati dal Pd a Montecitorio troveranno conferme. Certo l’attenzione suscitata in Parlamento sulla separazione delle carriere costituisce per noi un successo gigantesco. Adesso troveremo la maniera di convincere l’opinione pubblica che, così come è impensabile che la carriera del giudice non sia separata da quella del pm, è assurdo anche che lo Stato possa disporre di un imputato per tutta la vita o quasi. D’altronde non siamo soli in questa battaglia.

Chi sono i vostri alleati?

Vogliamo ricordare i 150 professori di Diritto penale che hanno firmato l’appello in cui segnalavamo al presidente della Repubblica l’incostituzionalità dello stop alla prescrizione? O vogliamo ricordare che lo stesso Csm ha votato in modo negativo su quella norma, e che persino l’Anm è assai perplessa?

Anche se inizialmente non lo era.

Ma ha detto con chiarezza che non si può introdurre lo stop alla prescrizione dopo il primo grado se prima non si interviene con una efficace riforma del processo, altrimenti si paralizzano le Corti d’appello. E io credo che arrivare a compiere una riforma penale, per giunta con legge delega, da qui ai prossimi 70 giorni sia del tutto irrealistico.