Sulla prescrizione l’intesa tra M5S e resto della maggioranza è in alto mare. A maggior ragione dopo le parole di Renzi, che sul tema ha minacciosamente prefigurato «suggerimenti in aula», e dopo i 5 giorni di astensione proclamati dall’Unione Camere penali. Ma su altri punti caldi del dossier giustizia le acque sono meno agitate del previsto.

In particolare sull’ipotesi del sorteggio per il Csm, che Bonafede non considera un dogma. «Se ci fossero proposte alternative ma altrettanto efficaci nell’arginare il correntismo, sarebbero ben accette», spiega un parlamentare M5S che ne ha parlato col ministro. Mentre nel decreto intercettazioni potrebbe cadere il divieto di trascrivere le comunicazioni irrilevanti o lesive della privacy, ma resterebbe il vincolo per Pm e Gip di citare solo i «brani essenziali».

Si può trovare un’intesa, su gran parte del dossier giustizia. Alfonso Bonafede e Andrea Orlando ne restano convinti. Nonostante la complicazione creata dalla variabile Renzi. Il nome stresso dell’ex premier evoca un’altra parola: prescrizione.

È il moloch che rischia di condizionare la partita della riforma penale. A ricordarlo è anche l’astensione proclamata dall’Ucpi, che si protrarrà per l’intera settimana dal 21 al 25 ottobre. Il ministro della Giustizia sembra però intenzionato a partire da due punti fermi: nessun passo indietro sulla norma che abolisce la prescrizione dopo il primo grado, soluzioni alternative possibili su altri aspetti, come il sorteggio per il Csm, e sulle intercettazioni.

Un passo alla volta. A cominciare dal sorteggio per individuare i magistrati eleggibili al Consiglio superiore, divenuto all’improvviso tema sensibile. Un po’ per le reazioni assai negative della magistratura — e della stessa Unione Camere penali — un po’ per la freddezza del Pd sull’ipotesi. Manifestata da Orlando nel vertice di venerdì scorso a Palazzo Chigi e ribadita due giorni fa dalla vicepresidente del Senato Anna Rossomamdo, dem anche lei: il sorteggio «sarebbe un grave errore», ha detto.

In realtà, spiega un parlamentare 5 Stelle che ne ha discusso con Bonafede, «il ministro non considera il sorteggio alla stregua di un dogma. È convinto che si tratti della strada migliore per raggiungere l’obiettivo: sradicare il correntismo. Ma appunto, è concentrato sull’obiettivo, non sullo strumento. Quindi», spiega la fonte m5s, «se altri proporranno soluzioni alternative ma altrettanto efficaci, saranno ben accette a via Arenula».

Chiarissimo. E piuttosto in linea, a ben vedere, con quanto detto dallo stesso guardasigilli nell’intervista al Fatto di domenica scorsa: «L’essenziale è riformare il Csm». Sul sorteggio Renzi si dice più d’accordo con l’attuale ministro che col “suo” ex guardasigilli, Orlando. Il tema in ogni caso non giustificherà ordalie trilaterali.

Tutt’altro discorso sulla prescrizione. Ai dem non è affatto piaciuta l’uscita di Renzi, che preannuncia «suggerimenti in aula». È vero che il leader di Italia viva non è stato invitato all’incontro con Conte, Bonafede, Orlando e Giorgis, ma è anche vero, fanno notare dal Nazareno, che Leu, pure non presente, non si è certo sognata di accendere fuochi d’artificio. Certo però è che le insidie renziane sul nodo più intricato della giustizia irrigidiscono, dal punto di vista dem, l’intera partita.

Così come è vero che si dovrà fare i conti con la mobilitazione dei penalisti, e con i riverberi che se ne avranno in Parlamento. Nella delibera con cui il presidente dell’Ucpi Gian Domenico Caiazza ha indetto l’astensione, un passaggio definisce «manifestamente inverosimile» il proposito di «un intervento di riforma dei tempi del processo penale prima della entrata in vigore della riforma della prescrizione».

Ma a voler isolare il nodo sul quale la pacificazione pare assai lontana, resta sullo sfondo anche il decreto intercettazioni. Pure quello entrerà in vigore il 1° gennaio — nella forma disegnata due anni fa da Orlando — qualora non ce ne si occupasse. Ma ora sembra profilarsi un punto d’incontro tra l’attuale e il precedente guardasigilli, Bonafede e Orlando, che potrebbero parlarne in un prossimo colloquio, ancora non calendarizzato. Bonafede intende modificare la norma che vieta la trascrizione delle comunicazioni lesive della privacy o comunque non rilevanti per i fatti oggetto d’indagine. La polizia potrebbe restare libera di sbobinare tutto, anche perché la preclusione prevista da Orlando, tuttora congelata, «pregiudicava per esempio il diritto alla difesa», come ricordato da Bonafede sempre nell’intervista al Fatto quotidiano.

Resterebbe però il vincolo per pm e gip a utilizzare nelle loro richieste e ordinanze cautelari solo i «brani essenziali» delle intercettazioni, in modo da impedire che i virgolettati finiscano direttamente dal segreto d’indagine alle prime pagine dei giornali. Non se n’è ancora parlato, ma se il tutto fosse accompagnato da misure rigorosissime, per la polizia, nella custodia del materiale, Orlando potrebbe anche dare il via libera.

Resteranno immutati altri capitoli del ddl Bonafede: per esempio quello che impedisce le “porte girevoli” tra magistratura e carriera politica. Non è questo a preoccupare il Csm, che aveva addirittura esortato un simile rigore e il cui vicepresidente David Ermini ieri ha detto: «Abbiamo ricevuto una bella botta, ma il Consiglio ha lavorato senza mai saltare un provvedimento». E in fondo è vero.