Lo scandalo della conversazione telefonica tra Donald Trump e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si allarga e ormai si è avviata l’inchiesta di impeachment contro il presidente americano. Nelle parole del tycoon - che chiede al suo omologo straniero di indagare sul suo avversario alle presidenziali del 2020, Joe Biden e su suo figlio - hanno fatto parlare di «minaccia alla sicurezza nazionale del Paese» alla speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi.

L’esponente dem ha attaccato il presidente, che avrebbe «tradito il suo giuramento, la nostra sicurezza nazionale e l’integrità delle elezioni». Il direttore ad interim della National Intelligence ( Nsa), Joseph Maguire ( indicato dallo stesso Trump dopo l’allontanamento di Dan Coats) ha preso la parola in audizione davanti alla commissione Intelligence della Camera, definendo la vicenda «senza precedenti» e dicendosi convinto che «il whistleblower stia agendo in buona fede e ha fatto una cosa giusta, seguendo la legge in ogni passaggio». Tuttavia, anche la posizione dell’Nsa mostra punti oscuri: nonostante la segnalazione della telefonata fosse «urgente» e «allarmante», infatti, è rimasta insabbiata negli uffici della National Security Agency.

A scoperchiare il vaso di Pandora, è stato un funzionario dell’Intelligence per ora rimasto anonimo, che ha presentato rapporto contro Trump. Nel testo, reso pubblico dal Congresso, si legge che «I giorni seguenti alla telefonata ho appreso da molti funzionari governativi che funzionari esperti della Casa Bianca erano intervenuti per blindare tutte le registrazioni della telefonata, specialmente la trascrizione parola per parola della chiamata. Questo genere di azioni indica, secondo me, che i funzionari della Casa Bianca avevano compreso la gravità di ciò che era emerso dalla telefonata».

La talpa ha proseguito, scrivendo che «Negli ultimi quattro mesi più di una mezza dozzina di funzionari governativi mi ha informato di vari fatti legati a questo obiettivo». Proprio il numero di funzionari che ha ascoltato la telefonata dimostra come fosse stata considerata tra quelle di routine e che quindi nessuno si aspettasse di ascoltare quelle parole da parte di Trump.

«Sono preoccupato - ha aggiunto ancora l’informatore che queste azioni pongano in pericolo la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e rendano vani i tentativi del governo di contrastare l’interferenza straniera nelle elezioni americane». Infine, a riprova che tutti si fossero resi conto della gravità di quanto ascoltato, il whistleblower ha spiegato come i funzionari della Casa Bianca «Mi hanno detto che era già in corso una discussione con i legali della Casa Bianca su come trattare questa vicenda nel caso fossero stati chiamati a testimoniare il fatto che il presidente stesse abusando del suo ufficio per ottenere guadagni personali».

La telefonata di Trump non sarebbe poi caduta nel vuoto: il giorno dopo l’inviato per l’Ucraina e l’ambasciatore americano in Ue, Gordon Sondland vennero incaricati di sondare Kiev sulla richiesta del presidente. Inoltre, a metà luglio il «whistleblower» venne a sapere che Trump aveva ordinato di sospendere l’invio degli aiuti militari all’Ucraina, senza però dare alcuna giustificazione della scelta. Il sospetto, dunque, sarebbe che il presidente abbia usato questo blocco di forniture come leva per persuadere il leader ucraino a cedere alla sua richiesta.