Cravatta al tramonto o solo nube passeggera? «La cravatta è l’accessorio in assoluto più personale che un uomo possa indossare, un segno di appropriatezza che va riportato sotto i riflettori». Lo ha dichiarato Giorgio Armani nel corso del suo defilè a Milano collezione autunno/ inverno 2019- 2020. Il re degli stilisti, da sempre precursore di mode e tendenze, invoca un’eleganza più classica anticipando, con molta probabilità, un ritorno di fiamma molto gradito.

I numeri, oggi, non lasciano dubbi: la cravatta è in crisi. Solo nel 2013 il mercato di questo accessorio valeva 275 milioni di euro. Nel 2019 è stimato che scenderà ampiamente sotto i 200 milioni dopo anni di continui ribassi nelle vendite sia in Italia che all’estero. E’ un dato di fatto: gli uomini comprano e indossano sempre meno cravatte.

Una tendenza coerente con il progressivo cambiamento del dress code maschile nei luoghi di lavoro. Un esempio eclatante è quello della famosa banca d’affari americana Goldman Sachs il cui estroverso amministratore delegato ha recentemente annunciato, attraverso una nota interna destinata ai 36 mila impiegati, che abito scuro, camicia e cravatta non sono più obbligatori e che d’ora in avanti si potrà andare in ufficio con un abbigliamento più “rilassato”. Più casual.

Una vera e propria svolta appunto casual in cui la cravatta sembra non rappresentare più un must dell’eleganza maschile e, di conseguenza, gli ambiti che la impongono sempre più infrequenti.

In Parlamento l’obbligo è caduto alla Camera dei Deputati, dove è sufficiente indossare una giacca per varcare la soglia del palazzo mentre persiste al Senato e al Quirinale dove, non soltanto i parlamentari ma anche giornalisti, lobbisti, visitatori e delegazioni dei movimenti anti- sistema, si trovano costretti ad indossare la cravatta d’ordinanza per accedere.

Diversa la situazione nei Paesi emergenti dove la cravatta rappresenta ancora uno status symbol ma, molto spesso, si tratta di un prodotto confezionato a basso costo in fibra sintetica e non naturale proveniente dal sud- est asiatico.

Sicuramente non siamo di fronte a tessuti per cravatteria provenienti dalle pregiate industrie tessili comasche i cui laboratori artigianali vantano una qualità unica riconosciuta in tutto il mondo. Se nel vostro armadio possedete una cravatta di seta, con ogni probabilità, essa è stata fabbricata nella zona di Como. E’ nella cittadina lariana che vengono prodotte più dei due terzi delle cravatte del mondo. In seguito brandizzate con le etichette più diverse ma è certamente a Como che vengono fabbricate.

Fino a pochi anni fa un’attività industriale florida e molto solida, con una grande tradizione alle spalle, in apparenza difficilmente intralciabile dalla concorrenza.

Nonostante il calo produttivo subito dalle tradizionali stamperie dell’area lombarda, che in un decennio sono passate da 200 a 60, l’insito spirito imprenditoriale comasco ha consentito di percepire il trend, interpretare il mercato e adattarsi al cambiamento. Ma adesso l’accessorio tessile in quanto tale è in continua crescita anche nella moda maschile.

Non si impone più l’uso della cravatta ma si continua a coprire il collo, un pò per vezzo un pò per salute, anche d’estate negli ambienti con aria condizionata. Così la sciarpa sta sostituendo la cravatta. Un vero e proprio cambio di rotta con accessori, fino a quel momento, declinati esclusivamente al femminile, ma indispensabile per contrastare la perdita di fatturato. In fondo l’antenata dell'attuale cravatta era una striscia di stoffa di vari colori indossata dai legionari romani e la sua funzione pratica era quella di proteggere le vie respiratorie durante le marce.

Il reale cambiamento quindi, sta nel fatto che oggi la sciarpa/ cravatta l’uomo la sceglie non per obbligo ma per un appagamento estetico, narcisistico e pratico in un mix di mondi che un tempo era inimmaginabile potessero dialogare. Così la sneaker informale viene abbinata all’abito con cravatta formale o alla sciarpa in seta colorata. Ma la vera personalizzazione sta nel nodo. Ne sono stati individuati 85, tutti raccontati in un libro… basterà troverà quello ad ognuno più congeniale. E comunque adesso più cravatte per tutti. Lo dice Armani. E lo dicono anche l’eleganza e l’etichetta. Chissà se Goldman Sach se ne accorgerà.