Un tema che metterà d’accordo il governo nascente è l’equo compenso per i professionisti. È una priorità per il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ma anche per il Pd, che a inizio luglio ha convocato una riunione con i rappresentanti di tutte le categorie e assunto un impegno sul tema. Anche con i dem al governo, la battaglia per riportare l’equilibrio fra il lavoro intellettuale e i committenti “forti”, enti pubblici compresi, resta parte del programma. Al punto 2 del documento presentato dai cinquestelle ai propri militanti nel format per il voto sul Conte bis, si prevede esplicitamente di «individuare» tra l’altro, con la legge di Bilancio, «il giusto compenso anche per i lavoratori non dipendenti, al fine di evitare forme di abuso e di sfruttamento in particolare a danno dei giovani professionisti». Ma non si tratta della sola novità sull’equo compenso: ieri infatti è arrivato il via libera del Consiglio regionale del Veneto alle “Disposizioni in materia di tutela delle prestazioni professionali e di contrasto all’evasione fiscale”. Ed è significativo che il testo divenuto legge in Veneto unifichi diversi progetti di legge riconducibili alla Lega e al centrodestra, ma sostenuti anche dal Pd. Un fatto di rilievo perché offre la nitida rappresentazione di una politica compatta nello schierarsi a difesa delle professioni, innanzitutto di quella forense da cui, due anni fa, ebbe origine l’intera legislazione sulla tutela dei compensi, grazie all’iniziativa del Cnf e dell’allora guardasigilli Orlando.

Prima che il quadro politico fosse sconvolto dalla crisi, al ministero della Giustizia era in corso un’intensa attività, promossa dal ministro Bonafede e dal sottosegretario leghista Jacopo Morrone, per tutelare le retribuzioni dei professionisti. Adesso si può dire con certezza che nonostante l’inevitabile addio di Morrone all’incarico, la Lega non mancherà di sostenere le nuove norme a tutela del lavoro autonomo. Lo dimostra appunto la legge approvata ieri dal Parlamentino veneto, firmata di Alessandro Montagnoli, del Carroccio, di cui è correlatrice la consigliera dem Francesca Zottis. Un testo che fa sintesi anche di due progetti di legge presentati da Andrea Bassi, del Centrodestra veneto- Autonomia e libertà, e da un altro esponente della Lega, Maurizio Colman. «Il progetto di legge», si legge nella relazione, «è finalizzato a disciplinare medianti atti d’indirizzo che saranno adottati dalla Giunta, il diritto all’equo compenso per le prestazioni professionali e il contrasto all’inserimento di clausole vessatorie nell'esecuzione degli incarichi conferiti ai professionisti dalla Regione, dagli Enti strumentali e dalle società controllate, nel rispetto del Codice dei contratti pubblici». È considerato “equo”, si legge nel testo, «il compenso che risponde a due requisiti concorrenti e non alternativi: la proporzionalità alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e la conformità ai parametri previsti dalle disposizioni ministeriali in materia». Precisazione netta che riprende in particolare la legge approvata dal Consiglio regionale del Lazio, la più completa in un panorama di misure adottate anche in Toscana, “pioniera” tra le Regioni, Calabria, Puglia e Sicilia. Il Veneto diventa la prima regione del Nord a inserirsi nel filone, e il protagonismo della Lega nell’iniziativa è una garanzia politica che ha un chiaro rilievo nazionale.