Jean- Marie Colombani, giornalista e saggista e tra i fondatori di Slate. fr e già direttore di Le Monde, è un attento osservatore dell’Italia. All’indomani del nuovo incarico a Giuseppe Conte, commenta la nuova fase che si è aperta nel paese. Oggi l’Italia può uscire dalla crisi e si prepara ad un secondo governo Conte, come valuta questa soluzione? Partiamo da come si è arrivati fin qui e da come si ritrova chi questa crisi l’ha provocata, cioè Matteo Salvini. Oggi può solo dire “chi è causa del suo mal pianga se stesso”: sperava di trarne beneficio e si trova ad aver perduto il potere. Non solo, per fare questo ha invocato “pieni poteri”, un’espressione sempre inquietante perché è il segno che contraddistingue le derive autoritaristiche, un linguaggio che solitamente usano i militari in momenti complessi. Dunque, chi ha pensato di poter ottenere “pieni poteri” dagli italiani con una manovra piuttosto maldestra si ritrova perdente. È molto interessante anche perché ci ricorda che non esiste la fatalità nel far arrivare al potere gli estremisti, per quanto si sia tentati di pensarlo, ma anzi si può resistere a tutto questo: il sistema dei partiti italiano e la presidenza della repubblica ce lo hanno dimostrato. Il fatto poi che i Cinque stelle e la sinistra si siano alleati per impedirlo è un buon segno, significa che c’è un riflesso democratico. Mettere da parte le differenze per fermare una minaccia, un modo e una filosofia del potere che è molto lontano dall’Italia nobile e ammirevole come la conosciamo è una buona notizia.

Da dove deve partire questa alleanza per funzionare?

La sfida è grande: ora Pd e Cinque stelle sono obbligati a lavorare seriamente, ragionevolmente per ottenere risultati in termini di politica economica e sociale, cosa che il governo che c’era adesso, di fatto diretto da Salvini, non aveva raggiunto anzi ha portato l’Italia in recessione mentre ovunque nel resto della zona euro le cose sono migliorate. Dovranno impegnarsi anche per ridurre la forza elettorale della Lega e il loro interesse principale dev’essere trovare un equilibrio ed evitare di perdere tempo in ciò che li divide, in discussioni inutili per concentrarsi sulla sfida economica, sui diritti sociali, cose su cui non dovrebbero essere troppo lontani.

Siamo alla fine di un’idea di democrazia diretta come la si era immaginata?

La democrazia diretta è spesso invocata da chi ha tentazioni autoritarie, sogna il potere e poi invoca referendum per confermare il suo consenso. Ora invece stiamo tornando alla democrazia rappresentativa, che resta la miglior forma di democrazia oggi. Basti guardare all’Inghilterra, è tragico: Boris Johnson sembra una sorta di Salvini, si muove come un apprendista capo autoritario e chiudere il parlamento è un brutto segnale. Invece in Italia il parlamento si prende la sua responsabilità sotto l’influenza e l’autorità del presidente della repubblica, istituzione rispettata che ancora una volta ha mostrato la sua intelligenza e la sua importanza. Anche per questo chi governa deve essere efficace. Non si deve dimenticare quale era la situazione un anno fa dopo il voto, nessuna delle tre forze principali aveva la maggioranza e nessuno aveva immaginato una coalizione Lega- Cinque stelle. Non ci si stupisca se oggi si torna alla casella di partenza, dopo una campagna elettorale permanente, modello Trump, che non ha fatto andare avanti il paese e che ha generato terribili divisioni.

Salvini uscendo dalle consultazioni con il presidente della repubblica ha usato un linguaggio forte, annunciando battaglia contro i “nemici”. Che giudizio ne dà?

Nel suo atteggiamento, nella sua violenza c’è una tentazione neofascista, quello che si poteva temere in Europa, in tutti i paesi democratici, ed è esattamente questo rischio che il parlamento italiano tenta di bloccare. Da un certo punto di vista, dà ragione a chi temeva esattamente questa deriva.

Come si rifletterà la situazione italiana sull’Europa e nel rapporto con Bruxelles?

Non lo so, ma so che l’Europa senza l’Italia non è più l’Europa. È stata all’origine della costruzione europea ed è un pilastro importante come la Francia e la Germania. Oggi l’ideologia anti- europea e il legame che Salvini aveva allacciato con Mosca mostrandosi come l’uomo di Putin, che vuole indebolire l’Europa, cominciavano a preoccupare un po’ ovunque. Adesso che non c’è una vera leadership in Europa si può rilanciare un nuovo spazio di discussione davvero aperto e l’Italia può essere il paese che torna a costruire e a lavorare per i compromessi che sono necessari. Con la Cina che diventa una nuova potenza imperiale, la Russia nostalgica dei tempi in cui c’era una potenza militare e strategica chiamata Unione Sovietica e Trump che ingaggia una guerra commerciale contro l’Europa, se non assumiamo un atteggiamento di unità contro queste nuove spinte scompariremo dalla carta della storia. Se non si capisce questa minaccia inedita nella storia recente non si capisce cosa sta succedendo nel mondo.