Marco Damilano ha scritto che questa crisi nasce e si sviluppa nel vuoto della società civile, che nel migliore dei casi assiste sbigottita allo spettacolo che va in onda sotto i nostri occhi. Al contrario, Francesco Alberoni ha messo in luce di questa crisi l’aspetto legato al dinamismo inaspettato e improvviso impresso alla politica dai leader politici.
Credo che entrambi colgano una parte della verità. Mi auguro, tuttavia, che questa stessa crisi possa condurre a un quadro politico in cui il ruolo della leadership, che non si può ignorare, si coniughi sempre più con il protagonismo, e non con la passività, della società civile.
Questo potrà avvenire solo se prevarrà nel mondo politico la competenza, la coerenza, il rifiuto della demagogia, il dialogo e la propensione a rispettare l’intelligenza dei cittadini. Solo a queste condizioni la funzione imprescindibile della leadership, straordinario mezzo di comunicazione e di coinvolgimento degli elettori ( soprattutto oggi nell’era dei social) capace di aprire inaspettatamente prospettive nuove, potrà accompagnarsi democraticamente all’autonomia dei cosiddetti corpi intermedi.
Questo circolo virtuoso potrà sprigionarsi se la politica saprà ispirarsi a valori essenziali quali la competenza e la capacità di proporre soluzioni possibili a problemi tremendamente complessi, in uno spirito di collaborazione e di verità.
Insomma, l’augurio è che il nuovo governo non si riduca semplicemente a un fronte anti- sovranista, ma prepari una svolta profonda inerente soprattutto alla concezione stessa della democrazia.
La democrazia, infatti, in particolare oggi che il web è così pervasivo, non può fare a meno, come peraltro anche nel passato, del ruolo di forti personalità politiche, la cui influenza nella storia è importante, nel bene come nel male. Ma al contempo la democrazia non può esaurirsi nell’azione dei leader carismatici o di partiti personali, senza il bilanciamento ed il contrappeso di consolidati sistemi istituzionali e di attivi corpi intermedi, innervati nelle comunità e nel territorio di un Paese.
Il dinamismo dei leader politici e il silenzio della società civile
Marco Damilano ha scritto che questa crisi nasce e si sviluppa nel vuoto della società civile, che nel migliore dei casi assiste sbigottita allo spettacolo che va in onda sotto i nostri occhi. Al contrario, Francesco Alberoni ha messo in luce di questa crisi l’aspetto legato al dinamismo inaspettato e improvviso impresso alla politica dai leader politici.
Credo che entrambi colgano una parte della verità. Mi auguro, tuttavia, che questa stessa crisi possa condurre a un quadro politico in cui il ruolo della leadership, che non si può ignorare, si coniughi sempre più con il protagonismo, e non con la passività, della società civile.
Questo potrà avvenire solo se prevarrà nel mondo politico la competenza, la coerenza, il rifiuto della demagogia, il dialogo e la propensione a rispettare l’intelligenza dei cittadini. Solo a queste condizioni la funzione imprescindibile della leadership, straordinario mezzo di comunicazione e di coinvolgimento degli elettori ( soprattutto oggi nell’era dei social) capace di aprire inaspettatamente prospettive nuove, potrà accompagnarsi democraticamente all’autonomia dei cosiddetti corpi intermedi.
Questo circolo virtuoso potrà sprigionarsi se la politica saprà ispirarsi a valori essenziali quali la competenza e la capacità di proporre soluzioni possibili a problemi tremendamente complessi, in uno spirito di collaborazione e di verità.
Insomma, l’augurio è che il nuovo governo non si riduca semplicemente a un fronte anti- sovranista, ma prepari una svolta profonda inerente soprattutto alla concezione stessa della democrazia.
La democrazia, infatti, in particolare oggi che il web è così pervasivo, non può fare a meno, come peraltro anche nel passato, del ruolo di forti personalità politiche, la cui influenza nella storia è importante, nel bene come nel male. Ma al contempo la democrazia non può esaurirsi nell’azione dei leader carismatici o di partiti personali, senza il bilanciamento ed il contrappeso di consolidati sistemi istituzionali e di attivi corpi intermedi, innervati nelle comunità e nel territorio di un Paese.
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