«Mai col partito delle banche». A Giorgio Surace, militante grillino di Reggio Calabria dal 2011, le manovre di Palazzo non piacciono molto. Soprattutto se a sedersi al tavolo con i vertici pentastellati c’è il nemico di sempre: il Partito democratico.

Dunque il nuovo forno aperto col Pd non le piace proprio per niente?

Non sono affatto d'accordo per una questione di coerenza. Conosciamo il Pd e tutte le sue anime. E Zingaretti è una figura relativa, una parte consistente di quel partito è ancora in mano a Renzi. Per non parlare dell'universo che sta dietro a quella forza politica, a cominciare dal mondo delle banche. O almeno questo è sempre stato per il Movimento 5 Stelle il Partito democratico. Se ci alleassimo con loro faremmo il gioco della Lega, prestandoci a un inciucio per timori elettorali. Ma a questo punto, per tutelare la nostra immagine, sarebbe meglio tornare al voto. Col Pd scompariremmo.

Con la Lega avete perso 6 milioni di voti in un anno...

È vero ma almeno siamo riusciti a portare a casa tante delle nostre battaglie, dal reddito di cittadinanza a quota 100. E poi eravamo tutelati da uno come Giuseppe Conte.

L'unico, a quanto pare, che verrebbe fatto fuori sia in caso di accordo col Pd, sia in caso di un ritorno di fiamma con la Lega...

Sì, ma credo che sia lui a non volere più incarichi per il momento, proprio per evitare di esporsi ulteriormente qualora un domani volesse costruire un nuovo partito o proporsi alla guida del Movimento.

Se fallisse la trattativa col Pd vedrebbe di buon occhio un nuovo esecutivo col Carroccio?

Sarei favorevole, non perché mi stia simpatica la Lega, ma soprattutto per togliere argomenti a Salvini che in questo momento prova a girare la frittata. Del resto, si sapeva che avrebbe staccato la spina prima o poi, ma la legge elettorale ci ha obbligato a fare quell'accordo dopo le elezioni. Ed è questo che rimprovero al Movimento: ai primi punti del contratto di governo avrebbero dovuto imporre la riforma della legge elettorale e il referendum sull'Europa.

E perché non l’hanno fatto?

Non è stato possibile, perché a Salvini la legge elettorale andava benissimo così e perché, in fin dei conti, il leader della Lega è ancora un burattino nelle mani di Berlusconi e degli europeisti.

Ma se Salvini, come dice lei, è un burattino, come fa a volerlo ancora come alleato?

Non è questione di alleanza vera e propria, Salvini nei fatti è un alleato di Berlusconi e Meloni. Diciamo che è il male minore per poter fare almeno qualcosa per il Paese.

Eppure a spingere per l'accordo col Pd non è uno qualunque, ma Beppe Grillo in persona...

Grillo ha sempre amato le provocazioni, anche in virtù della sua storia professionale. Ma al di là di questo, non è Dio, anche lui può sbagliare.

Se nascesse il nuovo governo giallo- rosso lei continuerebbe a sostenere il Movimento?

Non ne sarei affatto contento, anche perché durerebbe ancor meno del governo giallo- verde.