«Se qualcuno mi dice ragioniamo perché i no diventano sì, miglioriamo la squadra, miglioriamo il programma, ho sempre detto che sono uomo concreto, non porto rancore, guardo avanti». Parole e musica di Matteo Salvini che, subito dopo l’incontro col presidente della Repubblica, non solo non sbatte la porta, ma apre un nuovo portone agli ex alleati grillini.

Insomma, la strategia di Salvini a questo punto è fin troppo chiara: da un lato prepara le urne, magari in tandem con Giorgia Meloni, dall’altro prova a guastare la trattativa tra Pd e 5Stelle dando ossigeno alla parte anti- dem del Movimento guidato da Grillo.

Ma prima di riaprire a Di Maio, Salvini ha ripetuto il ritornello che intona da giorni: «La parola torni al popolo, si vada a elezioni». Certo, un ritornello pronunciato con grande discrezione e con il «massimo rispetto» nei confronti del Quirinale.

Fatto sta che per Salvini «la via maestra non possono essere giochini di palazzo, manovre di palazzo, governi contro ma sono e dovrebbero essere le elezioni» . Ma è quel «dovrebbero» usato al condizionale a fare la differenza. Insomma, al di la del garbo istituzionale dovuto al capo dello Stato l’unico titolato a sciogliere le camere e indire nuove elezioni - Salvini usa il condizionale anche come richiamo per l’ala filo- leghista dei 5Stelle.

E infatti un minuto dopo si rivolge direttamente ai tanti grillini anti- renziani e attacca: «Qualcuno pensa davvero di fare un governo Pd- Cinquestelle per cancellare “quota 100”, i decreti sicurezza, fare una riforma del sistema bancario a quattro mani con la Boschi, parlare della riforma del diritto di famiglia magari facendo un Consiglio dei ministri a Bibbiano? Cancellare dall’agenda politica il taglio dei parlamentari che noi abbiamo votato non per una, ma per due, tre volte e che saremmo disponibili a votare per la quarta e ultima volta?».

Il leader leghista poi allontana da sè l’immagine del Signor No che ha liquidato in modo «unilaterale», come ha ricordato l’ex socio di governo Di Maio, il governo del Cambiamento: «L’Italia non può permettersi di perdere tempo, con un governo che litiga». «Sono contento - è l’ennesima stoccata - di rappresentare una forza politica compatta, che ha preso e prenderà decisioni nell’interesse del Paese e non per interesse personale».

L’ultimo fotogramma andato in scena al Quirinale è quello in cui Salvini si è affaccia al microfono nella Loggia alla Vetrata proprio mentre nello Studio alla Vetrata stava per fare ingresso la delegazione M5s guidata da Luigi Di Maio. «Sono sicuro che Mattarella ha e avrà tutti gli elementi per valutare», dice e la formula di congedo è un sostanziale arrivederci da riempire di sostanza politica: «Sono sicuro, penso, che ci vedremo nelle prossime ore».