Nessuno sa cosa aspettarsi. In questi giorni il premier Giuseppe Conte ha scelto il silenzio, oggi prenderà la parola davanti a un Senato che si preannuncia gremito di senatori e giornalisti. E’ il suo momento: chi gli è stato vicino in questi giorni parla di un Conte deciso a raccontare in Aula tutta la verità sugli ultimi mesi, su ciò che non ha funzionato dentro la sua maggioranza e su cosa la ha fatta arenare.

IL TIMING DELLA GIONATA Insomma, un attacco in piena regola contro la Lega, che ha presentato contro di lui una mozione di sfiducia e sperava nelle sue dimissioni rapide per aprire la crisi e correre verso il voto. Invece Conte ha tenuto duro e anche oggi è certo di incassare in ogni caso la fiducia dei senatori grillini, che gli hanno tributato un lungo applauso durante l’assemblea dei gruppi. Di Maio lo ha ribadito: «Voteremo la fiducia al governo Conte, credo che lui dirà molte cose...», ha concluso, sibillino. A votare contro, invece, sarà il Pd, che per bocca di Renzi ha fatto sapere: «Noi votiamo contro il governo Conte- Salvini- Di Maio che ha messo in ginocchio l’Italia. Noi votiamo perchè vada a casa».

Oggi, i tempi sono serrati: il premier si presenterà in aula alle 14, per rendere comunicazioni come da lui stesso richiesto, dopo l’annuncio della mozione di sfiucia leghista. La mozione, infatti, è stata rinviata per lasciare spazio alle comunicazioni del premier. Successivamente, si svolgerà il dibattito successivo e si capirà quali risoluzioni sono state presentate dai partiti, che alla fine andranno votate ( il Movimento 5 Stelle potrebbe presentarne una in favore di Conte).

Non si stratta di un voto di fiducia, a meno che Conte stesso non la chieda, ma rimarrà un segnale politico dirompente, che dirà molto dei colloqui intercorsi segretamente in questi giorni sull’ipotesi di nuove maggioranze. In ogni caso, la palla è in mano a Conte: potrà attendere il voto sulle risoluzioni, oppure andare direttamente al Colle per dimettersi nelle mani di Mattarella e aprire ufficialmente la crisi.

Questa scelta, di fatto, azzererebbe il calendario dei giorni a seguire, che prevedono domani 21 agosto la comunicazione di Conte alla Camera, il 22 agosto invece il voto sulla modifica costituzionale per ridurre il numero di parlamentari ( il quarto e definitivo passaggio parlamentare).

LEGA INTRAPPOLATA Con le dimissioni, il nuovo regista della crisi sarebbe il capo dello Stato, che darebbe avvio alle consultazioni. Nell’occhio del ciclone, invece, rimane Matteo Salvini. Artefice della crisi, ora rischia di venirne risucchiato: il leader del Carroccio non ha annunciato alcun ritiro della mozione di sfiducia ma ha attaccato i 5 Stelle e il Pd: «Gli unici disperati sono i parlamentari ( renziani su tutti) che non vogliono le elezioni perchè hanno paura del giudizio degli italiani. I giochi di potere e di palazzo, sulla pelle delle mamme di Bibbiano e dei risparmiatori di Banca Etruria», poi ha parlato di «giochi di palazzo» che sono «vergognoso tradimento degli italiani».

Il cellulare del ministro dell’Interno sarebbe però diventato rovente durante il fine settimana per numerose telefonate in uscita: Salvini, infatti, avrebbe tentato contatti nei confronti dei grillini dissidenti per orientarne il voto contro Conte. Al Senato, infatti, i numeri risicati potrebbero favorire proprio manovre sottobanco. Fonti leghiste, invece, fanno trasparire tutto il nervosismo per un potenziale accordo giallorosso: «Taglio dei parlamentari? La Lega è pronta al voto, il Pd invece no. Incredibile che i 5Stelle preferiscano Renzi a Salvini, purtroppo la voglia di poltrone è più forte della voglia di cambiare».

In casa Lega, la sindrome da accerchiamento è forte: secondo Di Maio, alcuni parlamentari leghisti hanno sostenuto che sia stato solo Salvini a volere l’accelerata.

Intanto, però, il calendario ancora incerto di questi giorni si arricchisce di una ulteriore data, questa sì certa. Il 26 agosto il governo dovrà infatti trasmettere a Bruxelles il nome del commissario europeo designato dall’Italia. Ma questo, viste le incognite che si addensano sulla settimana entrante, è un capitolo che è ancora prematuro aprire.