Il 12 settembre verrà presentato il documento metodologico, elaborato nell’ambito del progetto europeo E- Protect, in collaborazione con il Dipartimento della giustizia minorile. Il progetto volto a qualificare la valutazione individuale dei minorenni vittime di reato prevista dalla Direttiva 29/ 2012 ai fini di assicurare che il superiore interesse di ogni minorenne sia considerato in maniera preminente in tutti i procedimenti che lo riguardano. Alla presentazione, seguirà una tavola rotonda di scambio e indirizzo a cui parteciperanno alcuni attori chiave che hanno preso parte al percorso progettuale.

Il progetto, co- finanziato dalla Commissione Europea, E- Protect, avviato nel mese di settembre 2017, ha fatto propria tale direttiva e sviluppato tutta una serie di azioni con l’obiettivo di qualificare il supporto che ricevono i minorenni vittime di reato in Europa. Attraverso il potenziamento delle capacità dei professionisti e degli operatori che lavorano nell’ambito della protezione dei minorenni, tale progetto si è posto l’obiettivo di rafforzare un approccio multidisciplinare fondato sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che ribadisca la centralità del superiore interesse del minorenne. A questo scopo, il progetto ha promosso lo scambio di esperienze, il trasferimento di conoscenze e la creazione di un network transnazionale. E- Protect ha, inoltre, cercato di contribuire a potenziare il diritto dei minorenni ad essere ascoltati, il diritto all’informazione, il diritto alla protezione e alla privacy e il diritto alla non discriminazione.

Il progetto ha visto la partecipazione di 5 organizzazioni di 5 Stati Membri – Bulgaria, Austria, Italia, Grecia e Romania. In Italia il progetto è stato sviluppato e implementato da Defence for Children International Italia in collaborazione con il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del ministero della Giustizia. La collaborazione fra le diverse organizzazioni è nata dalla volontà di contribuire a promuovere la Direttiva 2012/ 29 UE ( la cosiddetta “Direttiva Vittime”) da una prospettiva basata sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza secondo una logica fondata sul diritto che invita a predisporre le condizioni affinché la presa in carico dei minorenni vittime di violenza, abuso o altro reato sia volta a ristabilire una situazione di normalità caratterizzata dal rispetto di tutti i loro bisogni e diritti, e riconosca in modo olistico la centralità della persona di minore età.

Ma il modello principale che viene esposto – e promosso dal Consiglio d’Europa per affrontare gli abusi sessuali su minori – è quello islandese. Si chiama Barnahus ( Children’s House) ed è stato istituito in Islanda nel 1998. Porta sotto lo stesso tetto tutti i professionisti rilevanti ( il giudice, il pubblico ministero, la polizia, gli assistenti sociali e professionisti medici come psicologi, medici legali) per ottenere dai minori coinvolti le informazioni necessarie allo svolgimento di indagini e procedimenti giudiziari, nonché per aiutarli prevenendo la ritraumatizzazione e fornendo sostegno, tra cui assistenza medica e terapeutica. Il Consiglio d’Europa ha promosso per molti anni il modello Barnahus come una buona pratica di creazione di servizi multidisciplinari a misura di bambino. L’efficacia del modello Barnahus è stata confermata dall’organo di esperti del Consiglio d’Europa sulla prevenzione dell’abuso sessuale e dello sfruttamento sessuale dei bambini, il Comitato di Lanzarote. In Italia, Defence for Children Italia, mediante il progetto europeo E- Protect e la metodologia elaborata ha dunque voluto proporre una riflessione condivisa su come avvicinare la realtà italiana a un modello di questo tipo, integrato, multidisciplinare e inter- agenzia che metta al centro la persona minorenne.