«Che si arrivi a una rapida soluzione delle sue esigenze di cura». È il garante nazionale delle persone private della libertà che sollecita il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, affinché si adoperi per l’ergastolano ostativo di Mario Trudu, recluso nel carcere sardo di Oristano.

LA STORIA DI TRUDU La sua storia è stata narrata su queste stesse pagine de Il Dubbio, fin da quando la sua legale Monica Murru aveva inviato un’istanza per chiedere l’incompatibilità con il carcere. Rigettata, ma con l’ordine di curarlo adeguatamente, oppure trasferirlo in un luogo idoneo per eseguire la terapia. Niente da fare.

Oltre a rimanere in carcere, teoricamente incompatibile con le sue gravi patologie, non è tuttora sottoposto alle giuste cure e, tramite una nuova perizia disposta dall’avvocata, si è scoperto che si sono ulteriormente aggravate.

Oltre a ciò ha contratto il tumore alla prostata, e solo dopo gli appelli, qualche giorno fa finalmente l’hanno visitato appurando che il tumore è fortunatamente ancora circoscritto. Ma deve essere curato immediatamente. Ad oggi, ancora non è stata fatta alcuna terapia, così come la cura della fibrosi polmonare conclamata che doveva essere curata già un anno fa.

LA SOLLECITAZIONE DEL GARANTE Il Garante nazionale, come detto, ha sollecitato il Dap a intervenire al fine di assicurare l’effettivo accesso alla tutela della salute di Trudu ristretto presso la Casa circondariale di Oristano nel circuito dell’alta sicurezza e – secondo quanto riportato al Garante nazionale – affetto da gravi patologie che richiedono interventi diagnostici e terapeutici che l’Istituto non è in grado di assicurare.

Nel suo Rapporto sulla visita regionale in Sardegna del 10 dicembre 2018, il Garante nazionale aveva già segnalato la carenza di un Servizio di assistenza intensiva ( Sai) per le persone detenute in regime di Alta sicurezza o in regime speciale, nonostante l’elevato numero di persone ristrette in tali regimi in Sardegna, e aveva raccomandato al Provveditorato regionale di provvedere con urgenza.

A seguito della segnalazione al Garante di un aggravamento delle condizioni della persona detenuta nell’Istituto di Oristano e del non accoglimento dell’istanza di differimento facoltativo della pena da parte della Magistratura di sorveglianza, il Garante raccomanda nuovamente che si mettano in campo interventi volti a rispondere alle esigenze di cura di ogni persona detenuta nel territorio sardo, qualsiasi sia la sua classificazione, e, nel caso in specie, che si arrivi a una rapida soluzione delle sue esigenze di cura.

PATOLOGIE MORTALI Ricordiamo che Mario Trudu ha 69 anni e si trova in carcere da 40. Le sue condizioni di salute sono precarie e appaiono incompatibili con il regime detentivo. La fibrosi polmonare è una complicazione che può portare alla mortalità. Il tumore prostatico, seppur ora circoscritto, non si ferma in attesa che qualcuno si prende la briga di avviare una cura adeguata.

Il diritto alla salute è previsto dall’articolo 32 della Costituzione e viene prima di ogni altra esigenza di giustizia. Non a caso, in una sentenza del 2010, la Cassazione ha chiarito la necessità di tener sempre presente «indipendentemente dalla compatibilità o meno dell’infermità del detenuto con le possibilità di assistenza e cura offerte dal sistema carcerario» anche l’esigenza di «non ledere comunque il fondamentale diritto alla salute ed il divieto di trattamenti contrari all’umanità», posto che essere malati in carcere «porta ad una sofferenza aggiuntiva, derivante proprio dalla privazione dello stato di libertà in sé e per sé considerato e questo nonostante la fruibilità di adeguate cure in stato di detenzione».