Più di un mese fa a un detenuto al 41 bis nel carcere di Novara era stato diagnosticato di essere affetto dal batterio Helicobacter Pylori, per la cui cura è necessario somministrare un farmaco di nome Pylera. Dopo circa una settimana dalla diagnosi, gli hanno spiegato che il farmaco per lui necessario non era rinvenibile dalla competente Asl. Alla luce di ciò, il detenuto è stato autorizzato dal direttore del carcere a farsi inviare detto farmaco dai familiari, ove fossero riusciti a rinvenirlo.

LA DENUNCIA DEL LEGALE Detto, fatto. Ma nonostante le continue richieste, secondo il legale Ernesto Pino, dalla direzione non è arrivata ancora nessuna risposta per l’autorizzazione. L’avvocato, quindi, con riserva di intraprendere ogni più opportuna azione giudiziaria, sabato scorso ha denunciato la vicenda al Dap, al magistrato di sorveglianza e al garante nazione delle persone private della libertà, compreso quello del Piemonte.

LA MALATTIA Ad aver contratto il batterio è Antonino Cintorino, boss dell’omonimo clan operante a Calatabiano, rinchiuso da anni al regime di 41 bis nel carcere di Novara. Il batterio se non curato adeguatamente rischia di diventare pericoloso. Sì, perché tale batterio è un carcinogeno di prima classe ed è stata dimostrata una relazione diretta tra infezione da Helicobacter Pylori e tumore allo stomaco. Ecco perché è di estrema importanza eradicare il batterio al più presto.

IL FARMACO C’è stata una prima richiesta di autorizzazione inoltrata dalla titolare della farmacia presso cui è stato recuperato il farmaco, il quale consiste in due flaconi di “Pylera”, da 120 capsule ciascuno, sufficienti per una cura di 15 giorni. Non avendo ottenuto risposta, il giorno successivo, il 31 luglio, la titolare della farmacia ha telefonato, ma le hanno risposto che l’autorizzazione avrebbe dovuto essere richiesta dal legale del detenuto.

LA VICENDA Il pomeriggio stesso, l’avvocato ha quindi inviato una mail ed una pec all’indirizzo della direzione del carcere. Non avendo ricevuto risposta, il giorno dopo l’avvocato ha telefonato al carcere di Novara, e un’agente penitenziaria con gentilezza gli ha risposto che non poteva dare alcuna notizia in merito alla vicenda, trattandosi di competenza esclusiva del direttore del carcere, aggiungendo che quest’ultimo, appena letta la mail, che risultava corretta ed aveva come destinatario la segreteria del direttore, avrebbe sicuramente risposto.

Ma l’avvocato, sabato scorso, denuncia di non aver ricevuto ancora nessuna risposta. «Alla luce di quanto sopra rassegnato – si legge nella denuncia -, chiedo alle Autorità in indirizzo, ognuna per la rispettiva competenza, quanto appresso: la sospensione dell'esecuzione delle misure in executivis, ex art. 684, c. 2, c. p. p., ordinando la liberazione del condannato detenuto, posto che il protrarsi dello stato restrittivo potrebbe arrecare un grave pregiudizio alla persona, vista la riconosciuta ( dall’istituto penitenziario) impossibilità di curare adeguatamente il detenuto; in subordine, l’immediata autorizzazione ad inviare il farmaco “Pylera” al detenuto Cintorino Antonino, per consentirgli di effettuare quella cura che la struttura ove si trova recluso non è in grado di assicurargli».

L’avvocato ha sottolineato anche di come sia stato sostanzialmente mortificato il suo ruolo, oltre all’indifferenza nei confronti di un detenuto ammalato che la struttura carceraria non è in gradi di curare.