“Un giorno credi di essere giusto/ e di essere un grande uomo/ In un altro ti svegli e devi/ cominciare da zero”. E’ il primo grande successo di Edoardo Bennato. Era il 1973.

Lo stesso anno di nascita di Matteo Salvini. Ed a rileggere il testo della canzone sembra di vedere in controluce l’attivismo politico del ministro dell’Interno e vice premier.

Salvini è senz’altro nel giusto quando pensa di ridurre le tasse. Ma ogni volta deve cominciare da zero quando cerca le coperture per la sua “flat tax”. La realtà è che maneggiare temi tributari è più facile a dirsi ( e le parole non mancano) che a farsi.

L’Irpef incide sulla carne viva dei contribuenti. E gli slogan, se non seguiti da azioni concrete, rischiano l’effetto boomerang. Per queste ragioni, il vice premier alza costantemente la posta.

Da ultimo, minaccia le elezioni se non verranno trovare le soluzioni per introdurre una “manovra coraggiosa”, in grado quello choc fiscale che serve all’Italia ( copyright degli spin doctor di Salvini). «Vorrà dire che il coraggio lo chiederemo agli italiani».

Nemmeno durante gli incontri con le parti sociali, ce ne sarà un altro ad inizio settimana prossima, Salvini ha però scoperto le carte su come pensa di introdurre la “flat tax”. Ha solo detto che l’aliquota del 15% si applicherà per i redditi fino a 55 mila euro.

Una misura del genere costa all’incirca 12 miliardi. Che saranno coperti – spiega il ministro dell’Interno - «con alcuni tagli di spesa». Quali, però, il ministro non lo dice.

Ma precisa che per dare copertura finanziaria alla flat tax. Il “bonus Renzi” costa alle casse dello Stato 10 miliardi all’anno. Basterebbe intaccarlo e lo choc fiscale di Salvini verrebbe coperto.

Il vice premier lo sa. E non è escluso che, una volta introdotta l’aliquota al 15%, gli “80 euro” vengano automaticamente assorbiti dalla riforma. Nominalmente, quindi, non verrebbero cancellati – come garantisce il ministro dell’Interno – in realtà verrebbero usati in larga parte per dare copertura alla riforma.

Ammesso che l’” operazione camouflage” riesca, la manovra del prossimo anno dovrà anche eliminare l’aumento di 23 miliardi dell’Iva, promessa a Bruxelles. Come coprirli? Il Documento di economia e finanza garantisce che verranno sostituiti dal altrettanto tagli di spesa.

Quindi, il prossimo anno, il bilancio pubblico dovrebbe essere sfoltito per 35 miliardi: 12 per coprire la flat tax e 23 per evitare l’aumento dell’Iva.

Senza scomodare gli economisti, 35 miliardi equivalgono a 2 punti di pil.

Se realmente la manovra dovesse prevedere 2 punti di spesa pubblica in meno, la crescita ( già a “zero”) riceverebbe un brutto colpo; tenuto soprattutto conto che lo Stato nel suo complesso copre il 50% del pil. E la crescita zero, certificata dall’Istat, non ha ancora registrato l’effetto restrittivo della rottamazione.

Far coincidere il pagamento delle rate il 31 luglio ha costretto molti contribuenti a dover cancellare le ferie. Un fenomeno che gli albergatori già registrano in embrione; in attesa che il dato macroeconomico ( con i suoi effetti negativi sui consumi) venga fotografato dalle statistiche in ottobre.

Quindi, come intervenire?

Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro, pressato dalle domande sul tema, sbotta: «Con sano deficit». Ma è possibile?

Sulla carta, no. I vincoli europei dovrebbero spingere il governo a ridurre il deficit, non ad aumentarlo; visti soprattutto i livelli del debito.

A meno chè, il pil negativo di quest’anno possa far scattare le clausole previste dal Patto di stabilità. Che autorizzano la sospensione della politica di rigore. Ma se ciò dovesse mai accadere, servirebbe un’alta capacità negoziale delle autorità italiane a Bruxelles.

Ma anche da questo punto di vista, il governo giallo- verde è partito con il piede sbagliato.

L’unica possibilità è che la proposta di allentare ulteriormente le maglie dei trattati europei sulla finanza pubblica non venga proposta dall’Italia, ma da altri Paesi che in passato sono stati più virtuosi. In fin dei conti, Eurostat ha dimezzato le previsioni di crescita del pil europeo. E stranamente, la crescita continentale è meno asfittica nei paesi fuori dalla zona euro.

L’unica certezza è che Salvini continuerà a fare la voce grossa sulla flat tax, magari imputando a Conte lo “scarso coraggio” nell’affrontare la manovra economica del prossimo anno. Magari cavalcando la legittima protesta degli italiani per l’alta pressione fiscale al solo fine di trasformare il gradimento dei sondaggi in seggi parlamentari.

E chissà se torneranno profetiche, ancora una volta le parole di “Un giorno credi” di Bennato: “Mentre tu sei l'assurdo in persona/ E ti vedi già vecchio e scadente/ Raccontare a tutta la gente/ Del tuo falso incidente”.