«Il morire suscita oggi un complesso di riflessioni su tematiche etiche, giuridiche, sociali ed economiche», si legge nell’incipit del parere del Comitato Nazionale di Bioetica, in materia di eutanasia e suicidio assistito.

L’organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei ministri affronta uno dei temi etico- giuridici più controversi, a partire dalla decisione della Corte d’Assise di Milano sul caso di dj Fabo e la conseguente ordinanza della Corte Costituzionale.

Favorevoli e contrari Il comitato si è spaccato a metà sulla posizione da tenere, ma la maggioranza ( 13) ha determinato parere favorevole, «sia sul piano etico e bioetico che su quello giuridico, alla legalizzazione del suicidio medicalmente assistito in presenza delle condizioni sotto indicate e accertabili».

Le posizioni contrarie ( 11) sono state messe in luce nel documento finale, giustificate con il fatto che «la difesa della vita umana debba essere affermata come un principio essenziale in bioetica, quale che sia la fondazione filosofica e/ o religiosa di tale valore».

In ogni caso, la finalità del documento è di «dare informazioni chiare sui pro e i contro un’eventuale legislazione sul suicidio assistito. Un valido strumento per indicare nodi, criticità e ed elementi positivi al legislatore, che potrebbe avere un approccio favorevole ma anche contrario» ha sottolineato il presidente del Comitato, Lorenzo D’Avack, secondo cui «non è una questione che si risolve a maggioranza, ma è un parere pluralista» e «nonostante i pareri diversi, abbiamo tutti condiviso una serie di raccomandazioni, come quella riguardante le cure palliative».

Suicidio assistito ed eutanasia In particolare, gli esperti si sono soffermati sulla diversità di fattispecie tra suicidio assistito - «l’interessato compie l’ultimo atto che provoca la sua morte, atto reso possibile grazie alla determinante collaborazione di un terzo, che può anche essere un medico» - ed eutanasia - «l’atto con cui un medico o altra persona somministra farmaci su libera richiesta del soggetto consapevole e informato, con lo scopo di provocare intenzionalmente la morte immediata del richiedente».

Inoltre, hanno sottolineato come il tema sia «un pendio scivoloso», col pericolo che una «legislazione permissiva dell’aiuto medico al suicidio in circostanze particolari e ben delimitate, venga poi, inevitabilmente e al di là delle iniziali intenzioni, ad ampliare considerevolmente le maglie».

Reazioni cattoliche La notizia del parere ha suscitato numerose reazioni, in particolare da parte del mondo cattolico, tutto schierato contro. L’associazione di bioetica in comunione con la Cei, Scienza& Vita, con il suo presendente Antonio Gambino ha chiarito che è positiva «la distinzione fra suicidio assistito ed eutanasia, ma anche per il primo vanno mantenuti gli aspetti penali, per evitare che si scivoli velocemente nella seconda», in particolare sottolineando l’importanza delle cure palliative: «Se prima non si implementassero correttamente ma si entrasse subito nel suicidio assistito, si interromperebbero tutti gli investimenti nel trattamento legato alla palliazione, che purtroppo in Italia non è ancora a regime».

Necessità di un dibattito Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Luca Coscioni, ha invece sottolineato l’importanza di «un dibattito con posizioni diverse» e si è espressa favorevolmente sul parere del Comitato, ma ha ribadito che «manca solo il dibattito del legislatore. Nonostante l’opportunità di dialogo fornita dalla Consulta, ad oggi non c’è stato alcun dibattito. Lo chiedono i cittadini - conclude Gallo - o chiede la Corte Costituzionale, ma il Parlamento tace».

E il termine “ordinatorio” fissato dalla Consulta nella sua sentenza dell’ottobre scorso scadrà a settembre, senza che il dibattito sia ancora stato incardinato.