Non solo vivono nei ghetti, insediamenti bracciantili dove le condizioni sono disumane, ma sono vittime di pesanti minacce xenofobe che in alcuni casi sono passate ai fatti. Parliamo dei braccianti che vivono a Tre Titoli, a Rignano Scalo, a Borgo Mezzanone e in altri insediamenti nella zona vicino Foggia, in Puglia. Sono zone interessate da una forte presenza di lavoratori stagionali che si aggregano in assembramenti informali, occupando stabili abbandonati, in particolare masserie, e baraccopoli. Secondo recenti dati messi a disposizione della Cgil, delle 400.000 persone coinvolte dal caporalato, la Puglia vede 40.000 lavoratori in nero, e 60.000 “in grigio”, ovvero con pochissimi contributi versati. Dal luglio dell’anno scorso è attiva la clinica mobile di Intersos, un’organizzazione umanitaria, che si prende cura dei tanti migranti che risiedono nelle baracche. Artrosi, tendiniti, malattie esantematiche e gastroenteriche sono le patologie più diffuse tra i braccianti, a causa delle tante ore passate sotto il sole, piegati a raccogliere frutta e verdura, e a causa delle drammatiche condizioni igienico- sanitarie dei luoghi in cui vivono. Secondo il rapporto stilato da Intersos, le baracche e le masserie sono prive di riscaldamento, elettricità e reti fognarie, e nondimeno un sistema di smaltimento di rifiuti ( frequentemente smaltiti per combustione), mentre l’acqua potabile è quasi sempre assente, ed in nessuno di questi siti figurano servizi igienici funzionanti. Le donne sono una componente minoritaria della popolazione, con dato approssimato fra l’ 8 ed il 10% nei punti di massima concentrazione, in particolare all’Ex Pista di Borgo Mezzanone, in particolare donne nigeriane, quasi mai impiegate nei campi e in massima parte vittime di tratta o dello sfruttamento della prostituzione. L’assistenza fornita da Intersos serve per colmare l’assistenza inefficace dei servizi forniti dall'azienda sanitaria locale. C’è bassa inclusività: ostacoli nel trasporto, di mediazione linguistica- culturale, di adeguato approccio socio- sanitario e di strutturazione di chiari percorsi diagnostico- terapeutici. Ma il progetto di Intersos è anche volto a informare questi uomini e queste donne che hanno dei diritti: ad essere curati quando stanno male, ad avere i documenti, a svolgere un lavoro umano, a costruirsi una vita dignitosa. Ma come se non bastasse, c’è un crescendo di minacce nei confronti dei braccianti. L’ultimo episodio risale a tre giorni fa: tre ragazzi in bicicletta, mentre andavano al lavoro, sono stati colpiti alla testa con delle pietre. Una di queste è ora ricoverata in ospedale, con una frattura scomposta orbitozigomatico destra con evidente lesione cutanea ed edema palpebrale, ora in attesa di operazione e di consulenza oculistica. A denunciare la scia di violenza nei confronti dei lavoratori agricoli nel foggiano è sempre Intersos. «Da mesi i lavoratori, in massima parte migranti dell'Africa sub- sahariana, che assistiamo con il nostro progetto sanitario mobile nei ghetti della provincia di Foggia, ci riferiscono crescenti intimidazioni da parte di italiani - sottolinea Alessandro Verona, referente dell’area medica -. Riferiscono minacce verbali di violenza e anche di morte, subite spesso quando transitano a Foggia da e per il lavoro, a piedi o in bicicletta. “L'aria è cambiata, vi ammazziamo tutti”, ci hanno raccontato di aver sentito in questi mesi».

Secondo Intersos negli ultimi 10 giorni dalle minacce si è passati ai fatti. Una serie di eventi gravissimi e violenti, ripetuti, alla stessa ora dell'alba e nella stessa zona degli insediamenti. Il 13 luglio due persone sono state colpite alla testa da pietre lanciate da un’auto. Il 15 luglio, con la stessa dinamica, nella stessa area e sempre all’alba, vengono colpite tre persone, tutte alla testa. Il 17 luglio, di nuovo nella medesima zona e all’alba, mentre si reca al lavoro in motorino, un lavoratore viene speronato da un’auto. Nell'impatto perde un dente e si procura una ferita lacerocontusa al labbro inferiore. Mentre è riverso a terra sente una persona scendere dall’auto e colpisce con forza il motorino. Il 23 luglio, tre persone in bicicletta, ognuna in viaggio da sola verso il lavoro, vengono colpite alla testa ad altezze diverse della stessa strada statale. Una di queste è stata ricoverata in ospedale.