Ergastolo a El Chapo El Chapo passerà il resto della sua vita in carcere. Il tribunale federale di New York ha condannato più noto narcotrafficante messicano, Joaquin «El Chapo» Guzman, all’ergastolo più trent’anni di reclusione e al risarcimento di 12,6 miliardi di dollari.

I reati: attività criminale continuativa, legata al traffico di centinaia di tonnellate di sostanze stupefacenti negli Stati Uniti. L’iter giudiziario è stato lungo: iniziato con il suo arresto in Messico 2016 e la sua successiva estradizione negli Stati Uniti, lui in Aula ha preso la parola solo per pochi minuti, per dichiarare che «il processo è stato ingiusto» e accusare la giuria di essere stata condizionata dai media.

La protesta contro le carceri Infine, ha criticato violentemente le condizioni in cui si sta svolgendo la sua detenzione: «È stata una tortura, la situazione più disumana che abbia vissuto in tutta la mia vita. Una tortura fisica, emotiva e mentale», ha detto.

La sua storia criminale è durata 25 anni, durante i quali El Chapo ( oggi ha 62 anni) è stato boss del potente cartello messicano Sinaloa, gestendo l’esportazione di stupefacenti negli Stati Uniti. Dal 1989 al 2014, El Chapo avrebbe guadagnato 11,8 miliardi di dollari con il traffico di cocaina, 846 milioni con la marijuana e 11 milioni vendendo eroina.

Tutti soldi riciclati pagando i lavoratori e i fornitori del cartello ma anche con l’acquisto di apparecchiature per le comunicazioni, aerei, sottomarini e altri veicoli.

Una vita da film La sua vita, diventata leggendaria grazie a film e serie televisive, si è arricchita di nuovi particolari durante il processo: con descrizioni di lussi sfrenati, viaggi in Svizzera per i trattamenti di ringiovanimento e infinite giocate nei casinò di Macao e Las Vegas.

È stato raccontato che avesse a disposizione quattro aerei, molte residenze, tra cui una lussuosa nella località balneare di Acapulco, uno yacht chiamato «Chapito» e un ranch con il suo zoo.

Dopo due anni di detenzione, ora che è stato condannato potrebbe venire trasferito in una prigione del Colorado denominata «l’Alcatraz delle montagne rocciose», considerata a prova di evasione.