Ecco i super procuratori. Arrivano, e non soltanto nel senso figurato, i super procuratori ed i super presidenti di Tribunale. La riforma dell’Ordinamento giudiziario voluta dal ministro della Giustizia, il pentastellato Alfonso Bonafede, assegnerà infatti ai capi degli uffici un potere senza precedenti.

Saranno loro, e non più il Consiglio superiore della magistratura, a nominare i presidenti di sezione ed i procuratori aggiunti. Funzioni che cambieranno anche nome in “coordinatori di sezione” e “coordinatori di dipartimento”.

La novità è contenuta all’articolo 24: “Riordino dell’assetto organizzativo della magistratura, con riferimento alle funzioni direttive e semidirettive e all’ufficio del pubblico ministero”.

I coordinatori saranno scelti tra i magistrati dell’ufficio, “tenuto conto dell’anzianità nel ruolo, dell’anzianità di servizio e delle attitudini specifiche maturate in rapporto alle materie di competenza della sezione o del dipartimento”.

Dovrà esserci un coordinatore ogni dieci magistrati. Prima di procedere alla loro nomina, i procuratori e i presidenti del Tribunale avranno però l’obbligo di acquisire “il parere dei magistrati assegnati alla sezione o al dipartimento”. Parere che non dovrebbe essere comunque vincolante per la scelta. L’incarico avrà durata quadriennale, non rinnovabile a differenza di adesso.

Svuotato il Csm. La riforma dei “semidirettivi” è destinata dunque a svuotare di competenze il Consiglio superiore della magistratura, tenuto conto che circa l’ 80 percento delle nomine effettuate dall’Organo di autogoverno delle toghe riguardano proprio questo genere di incarichi.

Tornando agli obblighi del magistrato coordinatore, la riforma sottolinea che dovrà “perseguire gli obiettivi fissati nel modello organizzativo” e “assicurare una presenza costante nell’ufficio”.

I probabili effetti immediati di questa riforma sono stati evidenziati in una nota diramata ieri dalla dirigenza di Magistratura indipendente, la corrente moderate delle toghe.

“L’eliminazione delle funzioni semidirettive - si legge nel documento - rappresenta una misura non condivisibile che, per limitare l’intervento del Csm per il conferimento degli incarichi di responsabilità, finisce per attribuire un potere enorme nelle mani dei capi degli uffici, accentuando la gerarchizzazione delle Procure della Repubblica e introducendo criteri gerarchici all’interno degli uffici giudicanti che mal si conciliano con l’autonomia e l’indipendenza riconosciute dalla Costituzione a ogni magistrato”.

Va ricordato che lo scorso Csm aveva approvato, fra gli ultimi atti della consiliatura, una circolare sulle Procure che cercava di “limitare”, per quanto possibile, i poteri, già rilevanti, del procuratore della Repubblica.

“Il rischio concreto è di favorire comportamenti conformistici nei confronti dei vertici degli uffici giudiziari, livellando verso il basso l’esercizio delle funzioni giudiziarie”, prosegue la nota di Magistratura indipendente.

Fra le soluzioni per limitare la discrezionalità del Csm nel conferimento degli incarichi di responsabilità organizzativa, sottolineano le toghe di Mi, ci sarebbe quella di “prevedere l’espressa prevalenza degli indicatori specifici su quelle generali e su questo obiettivo intende ribadire il proprio impegno per una compiuta revisione del testo unico della dirigenza giudiziaria che consenta di attribuire preminente rilievo all’esercizio delle funzioni giudiziarie”.

Difficilmente, però, un Csm fuori combattimento a causa delle polemiche relative all’indagine sull’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palarmara, sarà in questo momento in grado di dar seguito a tali indicazioni.

Questo fine settimana, a tal proposito, è previsto l’addio del procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio. Coinvolto anch’egli nella vicenda Palamara, doveva lasciare la magistratura il 20 novembre. Le tensioni di questi giorni lo hanno costretto ad anticipare.