Il pianto di Mijajlovic. Siniša Mihajlovic è un amico in difficoltà. Siniša Mihajlovic è un nostro sogno che sfuma. Gli eroi della domenica, immagine volutamente anacronistica, legata a ciò che eravamo, li vorremo per sempre giovani, belli e forti. Specchio dei nostri desideri, ricordo della nostra infanzia e giovinezza. I miti del calcio li immaginiamo così, in qualche misura sospesi nel tempo, anche quando il passare degli anni li condanna al grigio dei capelli, a qualche chilo di troppo e ad assomigliare malinconicamente sempre di più ai comuni mortali. Ciò non conta, ci passiamo sopra con leggerezza, perché loro incarnano i desideri del Peter pan, che sopravvive in ognuno di noi. La realtà è tutt’altra cosa, lo sappiamo benissimo, ma ci ostiniamo a ignorarla. Il calcio, del resto, è parte imprescindibile della nostra innocenza. Dei pomeriggi al campetto o nel cortile. Non vorremmo mai cederlo alla razionalità, figuriamoci al dolore.

Lo scorrere del tempo vale per tutti, così come l’incidenza delle malattie o delle variegate sfortune della vita. Eppure, quando arrivano notizie come il destino atroce di Gianluca Signorini o Stefano Borgonovo, per non dire dell’improvvisa tragedia di Davide Astori, si resta inebetiti. La prima reazione è sempre il rifiuto, il ' non è possibile', ' a loro no'. Molto si è detto e scritto, su determinate patologie, che avrebbero colpito con particolare frequenza ex- calciatori. Numerose pubblicazioni adombrano possibili legami fra pratiche mediche o farmacologiche, seguite con poco scrupolo, e il destino amaro di troppi atleti. Difficile trarre conclusioni, senza cedere al sensazionalismo. Altra storia, la tragica vicenda di Astori, in cui si dovrà fare la massima luce sulla concessione dell'idoneità sportiva. Per la memoria del capitano viola e per migliaia di dilettanti e professionisti.

Tornando a Mihajlovic, la recente lotta di Gianluca Vialli, contro la malattia per eccellenza della nostra epoca, deve essere di conforto all’allenatore del Bologna, in vista dei difficili mesi che lo aspettano. Chiunque abbia una conoscenza anche solo superficiale di Sinisa Mihajlovic non può avere il minimo dubbio sulla grinta quasi sovrumana dell’uomo e del campione, come dell’assoluta convinzione di farcela. Di vincere questa battaglia. Le lacrime di sabato, però, per quanto identificate dallo stesso allenatore serbo come il frutto della rabbia e non della paura, sono anche una commovente concessione alla fine di quel sogno, di cui parlavamo in apertura. In fin dei conti, il primo a non poter credere di essere debole ed esposto come tutti, è proprio l’eroe delle domeniche. Deve essere devastante rendersi conto della fragilità umana, ancor di più con le tempistiche scioccanti di Mihajlovic, per chi ha vissuto un bel pezzo della propria vita accompagnato e avvolto dall’ondata emotiva dei propri tifosi. È come sentirsi un po’ più nudi, un po’ più indifesi di tutti gli altri. Dalla notte dei tempi, cadere dall’Olimpo è uno shock. C'è chi non lo accetta, chi lo nasconde, chi ne fa una battaglia, per sé e per gli altri. Tutte scelte legittime e non sindacabili. Se c’è, però, un moderno cavaliere che possa rialzarsi in fretta, il suo nome è quello di Sinisa Mihajlovic. In bocca al lupo, per te e per tutti noi.>>>