Bonafede. Ieri si sono svolte a Roma, in piazza del Popolo, le celebrazioni del 202esimo anniversario del Corpo della Polizia penitenziaria. In apertura, dopo la sfilata del reparto d’onore, è stato letto il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha sottolineato come: “La polizia penitenziaria opera quotidianamente, spesso in condizioni oggettivamente problematiche, con spirito di servizio e alto senso dell’Istituzione per garantire il mantenimento dell’ordine e la sicurezza dei detenuti. La stessa, in sinergia con gli altri operatori del settore, contribuisce in modo significativo al complesso percorso di rieducazione dei detenuti, in attuazione degli obblighi in tal senso previsti dalla Costituzione. Ad essa spetta il difficile compito di far fronte alle sempre più frequenti situazioni di tensione e di sofferenza proprie della realtà carceraria, acuite dal problema del sovraffollamento”.

A seguire l’intervento del capo del Dap, Francesco Basentini: “Le difficili condizioni degli istituti penitenziari, dovute a una presenza di detenuti pari a 60.419 al 4 luglio, la gestione di costoro, con il carico di problematiche personali e sociali, e dei differenti circuiti detentivi relativi al livello di pericolosità, costituiscono il complicato contesto nel quale il nostro personale opera, testimoniando un alto senso di professionalità e umanità all’altezza di una civiltà democratica ed evoluta quale è quella del nostro Paese”.

Ha poi aggiunto: “Nel corso del 2018 la polizia Penitenziaria ha tradotto un totale di 295.878 detenuti tradotti: il sistema di video conferenze, già utilizzato in numerosissimi collegamenti, consente di abbattere notevolmente le traduzioni e costituisce uno strumento che, ove implementato ed esteso, permetterà di raggiungere importantissimi livelli di sicurezza, anche processuale, evitando quei gravissimi episodi di violenza che in qualche caso hanno avuto luogo nelle aule di udienza ai danni degli operatori di giustizia”.

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha voluto subito inviare un “abbraccio commosso” ai familiari degli agenti che hanno perso la vita in servizio. Poi ha sottolineato il “ruolo centrale” del Corpo “per la giustizia italiana”.

“Questo patrimonio - ha proseguito Bonafede - non era stato adeguatamente valorizzato. Il mio messaggio è chiaro: è finito il tempo del lavoro nell’ombra; è arrivato il momento di dare alla polizia penitenziaria la luce che merita. È il momento di riconoscere che se un detenuto viene rieducato e non torna a delinquere è soprattutto grazie al contributo fondamentale dato da questo corpo di polizia che vive e lavora letteralmente alla frontiera, in quella delicatissima zona di contatto tra lo Stato e chi ne ha violato le regole. Tutti i progetti di rieducazione e reinserimento dei detenuti a cui stiamo lavorando rimarrebbero sulla carta senza il vostro indispensabile apporto. Per questo il lavoro del Corpo è fondamentale anche per la collettività che è fuori dal carcere”.

“In passato - ha continuato il Guardasigilli - qualcuno pensava di risolvere i problemi di sovraffollamento con gli indulti e i provvedimenti svuotacarceri, che minavano alla base il principio della certezza della pena e non risolvevano mai nulla. Per migliorare le vostre condizioni di lavoro e insieme le condizioni di vita dei detenuti abbiamo deciso di affrontare seriamente il problema e avviare tutta una serie di lavori di ordinaria e straordinaria manutenzione nelle carceri esistenti nonché la realizzazione di nuove strutture”.

Presenti, tra gli altri, alla cerimonia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il presidente della Corte costituzionale Giorgio Lattanzi, i vicepresidenti del Consiglio, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i vicepresidenti della Camera, Mara Carfagna e Fabio Rampelli, i Ministri Trenta, Bongiorno, Fraccaro, i sottosegretari alla Giustizia, Ferraresi e Morrone, il vicepresidente del Csm Ermini. In rappresentanza del Consiglio Nazionale Forense ha partecipato la consigliera Isabella Stoppani.