Zingarettiana ma da sempre contro la linea Minniti sul blocco degli sbarchi, a Lampedusa ad attendere lo sbarco della Sea Watch: la deputata dem calabrese Enza Bruno Bossio ricostruisce i passaggi all’interno del gruppo parlamentare che hanno portato all’astensione sul rinnovo della missione in Libia, che ha creato tensioni nel Partito Democratico.

Una spaccatura non indifferente nel gruppo...

Nessuna spaccatura, anzi il contrario: abbiamo assunto una posizione unitaria nei gruppi di Camera e Senato e non è stata una forzatura, ma una conseguenza inevitabile del comportamento complessivo del partito, a partire dalla presenza del capogruppo Graziano Delrio a bordo della Sea Watch. Eravamo a bordo di quella nave proprio perchè non volevamo farla tornare in Libia o darla in carico alla guardia costiera di quel paese.

All’inizio, però, era previsto il voto favorevole e non l’astensione.

Il primo incontro con la segreteria è avvenuto dopo una discussione solo interna alle commissioni Esteri e Difesa e in quella sede si era deciso per il voto favorevole a tutte e quattro le missioni, compresa quella in Libia. Poi, in un confronto successivo e molto aperto, il tema è diventato il fatto che la situazione in Libia fosse mutata e la notte del bombardamento sul centro di detenzione dei migranti ha tolto a tutti ogni dubbio sulla necessità di non votare a favore di quella missione.

Quindi non è stata una sconfitta della segreteria?

Assolutamente no, anzi c’è stata addirittura la bella novità di un documento unitario e condiviso dei due gruppi di Camera e Senato. Le dico di più, la mediazione è stata condotta proprio dalla segreteria di Zingaretti e dal segretario in prima persona.

Eppure una rottura c’era stata, o nemmeno quella?

La questione è stata più interna al gruppo della Camera che dentro il partito. Pero credo anche che in un partito si debba discutere e anche intraprendere azioni: ognuno ha il diritto di portare avanti le proprie battaglie in modo convinto e coerente, cercando poi la sintesi. Io per esempio, pur essendo vicina al segretario, ho firmato la risoluzione alternativa.

Nessuna strumentalizzazione da parte delle minoranze?

Io non ho visto nessuna strumentalizzazione. Con Matteo Orfini io avevo fatto una battaglia analoga sulle motovedette libiche, ben prima della segreteria Zingaretti. Detto questo, sono convinta sia necessaria una direzione per affrontare questi temi: la politica del Pd sul tema dell’immigrazione deve articolarsi e sostanziarsi di più.

La linea Minniti è definitivamente stata archiviata?

Ho registrato positivamente l’intervista di Minniti e mi sembra che oggi ci sia una posizione unitaria. Da parte mia, le dico che all’epoca non ho votato il decreto Minniti, perchè non condividevo e non condivido una politica orientata al blocco degli sbarchi. Io credo che la linea debba essere quella dell’accoglienza e di non occuparsi solo dell’emergenzialità: la vera questione è quella della qualità dell’accoglienza, che nemmeno quando c’eravamo noi al governo è stata risolta. Il decreto Sicurezza ha chiuso gli Spar e aumentato i Cas e i Cara, ovvero l’opposto di quello che volevamo fare noi, ma bisogna dire che anche noi non siamo intervenuti adeguatamente sui Cara e non siamo riusciti a bloccarli prima che diventassero un business.

L’immigrazione deve diventare

un cavallo di battaglia dell’opposizione?

Io credo che il tema dell’immigrazione non possa essere messo in agenda solo perchè Salvini vuole chiudere i porti. Ribadisco: va affrontato in modo non emergenziale e complessivo, in una convenzione di idee che il Pd ha lanciato per l’autunno.

Zingaretti, anche su questi temi, viene percepito come molto silenzioso...

Zingaretti ha uno stile molto diverso rispetto ai segretari precedenti, ma forse è anche questa la ragione per cui è stato eletto. In questo momento gli iscritti e gli elettori del Pd hanno voluto un segretario che parla meno individualmente ma si esprime in modo più corale. Ecco, io credo che Zingaretti abbia la capacità di far esprimere il partito in modo corale.

Basterà, per fare una opposizione efficacie?

Stiamo portando avanti una battaglia culturale che va oltre la sola immigrazione e riguarda i modo di fare politica della Lega, improntata all’odio e all’insulto. Oggi la questione è: dove sta andando il Paese? Abbiamo evitato la procedura di infrazione perchè i cosiddetti risparmi, che in realtà dimostrano il fallimento di Quota 100 e del reddito di cittadinanza, sono stati usati per non accrescere il debito. Bene, ma Salvini diceva di voler ridurre le tasse con quei soldi. Il governo non ha una prospettiva di sviluppo per l’Italia e il Mezzogiorno non è nemmeno in agenda, ma si nasconde tutto con una comunicazione propagandistica che dice tutto e il contrario di tutto.

Eppure i sondaggi danno ragione alla Lega, come si ribalta il risultato?

Guardi, in questa fase di comunicazione così violenta, il più bravo è il più politicamente scorretto, non quello che dice le cose come stanno. Pensi al caso del leghista che ha fatto girare la falsa fotografia della tavolata imbandita sul gommone che portava giornalisti e parlamentari sulla Sea Watch. Noi sappiamo che il lavoro non è semplice e che i governi Pd hanno dato alcune risposte, ma non sono riusciti a incidere in modo deciso sulla vita quotidiana dei più deboli. Ora stiamo conducendo una battaglia per esporre la propaganda gialloverde e la loro assenza di governo: ci vorrà magari del tempo, ma l’obiettivo è di tornare così a parlare al Paese.