Sovraffollamento carceri. “Esortare le istituzioni a prendere atto della drammaticità e pericolosità” dell’attuale situazione carceraria e “adottare i provvedimenti necessari a rendere i nostri istituti detentivi, e la vita che in essi si svolge, conformi alle leggi nazionali e sovranazionali, e degne di uno Stato democratico occidentale”.

L'appello

È questo l’appello rivolto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dall’associazione “Il Carcere Possibile Onlus”.

In pratica l’associazione - nata nell’aprile del 2003 come “progetto” della Camera Penale di Napoli su iniziativa dell’avvocato Riccardo Polidoro – chiede al Capo dello Stato di esercitare le sue prerogative, come fece nel 2013 l’allora Presidente Giorgio Napolitano che, ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione, inviò un messaggio di grande impatto alle Camere, con il quale indicò anche i possibili rimedi al sovraffollamento, quali l’indulto e l’amnistia.

“Le nostre carceri – scrivono – sono polvere pirica destinata ad incendiarsi ad ogni scintilla”.

I dati del ministero

Secondo i dati del ministero della Giustizia, al 30 giugno, su una capienza regolamentare di 50.496 posti sono presenti 60.522 reclusi.

E proprio una settimana fa Mattarella, incontrando il capo del Dap Francesco Basentini, aveva chiesto di assicurare migliori condizioni contro il sovraffollamento.

Proprio quest’ultimo fenomeno – rilevano i firmatari dell’appello – “è tornato a livelli elevatissimi vicini a quelli antecedenti la nota sentenza di condanna per trattamenti inumani e degradanti subita dal nostro Paese” da parte della Cedu.

Tutto ciò viene aggravato “dalle tragiche condizioni strutturali di molti penitenziari e dall’assoluto fallimento dell’assistenza sanitaria in carcere”.

Per l’avvocato Elena Cimmino, vice presidente dell’Associazione: “come diceva Marco Pannella lo Stato è in flagranza di reato in quanto la situazione delle nostre carceri sta per esplodere.

Banalizzate le misure alternative

La visione carcerocentrica che questo governo ha manifestato di avere determina una banalizzazione delle misure alternative alla detenzione che potrebbe influire anche sulle decisioni dei tribunali concernenti la concessione delle stesse e ciò aggraverebbe in modo esponenziale una situazione già insostenibile.

Torno a ribadire che non manca molto all’esplosione delle nostre carceri.

Mi chiedo se questo Governo non tema una Torreggiani bis oppure la desideri per continuare a dire che questa Europa è cattiva”.

L'appello della onlus cade a sei giorni dallo sciopero nazionale proclamato dall’Unione delle Camere penali proprio per protestare contro la politica del governo riguardo il mondo penitenziario.

Lo sciopero delle camere penali

Il 9 luglio, giornata dell’astensione, l’Unione organizzerà infatti nel Palazzo di Giustizia di Napoli una manifestazione.

Nella lunga lettera - a firma del presidente, l’avvocato Anna Maria Ziccardi, e del direttivo dell’Associazione – si fotografa una situazione davvero drammatica delle nostre carceri: “Non abbiamo mai assistito a quanto sta accadendo in questi ultimi mesi all’interno dei nostri istituti di pena”.

I sottoscrittori della lettera passano poi ad elencare una serie di situazioni critiche passate e recenti,

Le rivolte

“Si è cominciato ad ottobre 2018 con la rivolta nel carcere di Trento, alla quale ha fatto seguito quella dell’istituto di Rieti; quindi, quelle di Spoleto e Campobasso, e pochi giorni fa un’ulteriore rivolta nel carcere di Poggioreale a Napoli, già teatro di precedenti manifestazioni di rivendicazione da parte dei familiari dei reclusi”.

Proprio nel carcere partenopeo, come vi abbiamo raccontato da queste pagine, e come ribadisce l’avvocato Sergio Schlitzer “nel 2018 i suicidi dei detenuti sono stati 4, nel 2019 siamo già a 3. In Italia, nel 2019, siamo arrivati a 23 suicidi”.

A tutto ciò, aggiungono gli scriventi, è da rilevare una questione culturale: “la novità è ‘ climatica’: l’abiura sociale, strumentalizzata anche dal mondo politico, della rieducazione quale fine primo ed ineludibile del nostro sistema punitivo.

L’affermazione, espressa ripetutamente e con linguaggi odiosi, che il peccato non si emenda, si espia, naturalmente in carcere e con pene esemplari”.