Avvolta dall’enfasi bipartisan di chi ( Luigi Di Maio) esulta perché finalmente i numerini sono dalla sua parte o, sul fronte opposto, di chi ( il Pd) scuote la testa con l’aria di dire “non fatevi illusioni, il peggio è dietro l’angolo”, passa in secondo piano l’analisi del dato più significativo dell’ Istat sul mondo del lavoro. Che segnala l’aumento del tasso di occupazione ai livelli del 1977 ( grida di gioia grilline) e la concomitante piattezza del Pil ( biasimo piddino) squadernando che giovani e donne restano al palo mentre è boom tra gli over 50 con 300 mila occupati in più da gennaio.

Senza voler accampare pretese di esaustività, quel dato conferma lo strabismo della maggioranza e il distacco dalle necessità reali del Paese di buona parte delle opposizioni. E’ presumibile che parte dei cinquantenni espulsi dal lavoro si siano riconvertiti in occupazioni autonome con partite Iva e quant’altro. Forse è altrettanto vero che le imprese faticano a liberarsi di mano d’opera esperta e qualificata, che ha acquisito competenze e capacità specifiche, che insomma è nel pieno della sua maturazione umana e professionale. Una miniera di energie che desertificare sarebbe puro masochismo.

Quell’Italia lì è in gran parte quella del ceto medio che nella caverna ci si è rifugiata perché altrimenti rischiava di affogare nella disperazione e nell’impoverimento. E che ora vede bagliori di riconoscimento delle sue potenzialità e indispensabilità.

La qual cosa - ripetiamo: senza alcuna supponente pretesa di completezza - induce a ritenere che l’agenda politica sia da rovesciare. Non c’è priorità per reddito di cittadinanza e tanto meno quota cento: gli over 50 non appartengono a nessuna di queste categorie. Non c’è obbligo di difesa ideologica - bloccando però gli sforzi del governo di trasformarli in perenne bancomat - di chi sta in pensione: di nuovo, gli over 50 esulano dalla categoria.

Insomma al di là del fatto che è un crimine sociale trascurare l’afflizione dei ragazzi e delle donne, categorie che entrambe non trovano lavoro o lo trovano dequalificato, il punto è che per riprendere a correre occorre puntare l’attenzione su quel pezzo di Paese che più può dare in termini di capacità e competenza. Categorie apparentemente neglette. E invece semplicemente indispensabili.