Nessun dubbio: il decreto Autonomie sarà approvato senza intoppi. Il leghista Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, non tradisce alcuna preoccupazione, nemmeno davanti ai sussulti dell’alleato di governo.

Nessuna frenata, dunque?

Nessuna. Quello delle autonomie è un tema di rilevanza prioritaria per la Lega e fa parte del patto di governo, in cui si è convenuto di dare maggiore autonomia alle regioni che ne fanno richiesta, ai sensi dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione.

Eppure i 5 Stelle si stanno opponendo, più o meno esplicitamente.

Ovviamente sappiamo che, quando si parla di autonomia, federalismo e rapporti tra centro e periferie, i rapporti non sono mai semplici. Storicamente è sempre stato così, sulla scia di un retaggio culturale che porta a pensare che queste norme favoriscano solo il Nord.

E non è così?

Assolutamente no. Questo decreto serve a tutto il Paese. Bisogna uscire dalla logica di contrapposizione tra Nord e Sud e partire invece dal presupposto che è l’attuale sistema in vigore a creare divisione nel Paese. Tanto è vero che non si capisce perchè un cittadino della Basilicata debba venire in Lombardia per curarsi. Paga anche lui le tasse e avrebbe il diritto a curarsi nella propria regione.

La paura è che il dl Autonomie sposti risorse al Nord e il Sud piombi ancora più in basso.

Non è così. Il dl riscrive i rapporti tra centro e periferie, in un quadro che prevede che non venga toccato il patto di solidarietà tra le regioni. Dobbiamo lavorare su questo: far capire che autonomia non significa togliere al Sud per dare al Nord.

E che cosa comporta?

Comporta che le regioni che ne fanno richiesta potranno ottenere competenza esclusiva in alcune materie, che oggi invece sono gestite in modo concorrente con lo Stato. Per essere chiari: oggi lo Stato spende 100 per il servizio scolastico lombardo, se la competenza scolastica passa alla regione Lombardia quei 100 vengono dati alla regione, che li spende autonomamente. Non si toglie nulla alle altre regioni, i soldi sono gli stessi che lo Stato userebbe per garantire quel servizio.

Quale sarà il beneficio?

Che le regioni virtuose, che sanno ben governare, potrebbero anche spendere di meno per il servizio per cui lo Stato spendeva 100. E sono convinto che questo succederà sia nelle regioni del Nord che in quelle del Sud.

Il timore è che le risorse siano parametrate al gettito fiscale...

Assolutamente no, il meccanismo è solo di trasferimento di competenze. I soldi sono sempre quelli: si danno alla Regione le risorse che lo Stato aveva messo a bilancio per il servizio a gestione concorrente, che passa a gestione esclusiva delle autonomie locali. Non si toglie niente a nessuno.

La questione, però, è complicata: entrano in gioco i nodi dei fabbisogni standard...

Ma certo: fabbisogni standard, ma anche superamento della spesa storica e come ridurre le sacche di spreco... Si tratta, però, di processi che hanno bisogno di gradualità. La stessa autonomia è graduale: si parte e, piano piano nel tempo, la si va a perfezionare. Ma se non la si avvia e non si ridefiniscono i rapporti tra potere centrale e potere periferico, il Paese continuerà ad essere diviso come lo è - nei fatti - oggi.

Nessun pericolo, solo vantaggi anche per le regioni del Sud?

Per risponderle le dico che io invito sempre a leggere i grandi pensatori meridionali: da Don Sturzo a Gaetano Salvemini. Loro dicevano che, per risolvere la questione meridionale, era necessario un radicale decentramento amministrativo. Il tutto, certo, avverrà all’interno di un patto unitario, ma io sono convinto che l’autonomia è l’unica possibilità perchè il Mezzogiorno si sollevi. Le dico anche che sono stato in Calabria, Abruzzo, Molise, Campania e Basilicata e lì le persone non hanno alcuna paura dell’autonomia.

E chi la teme, allora?

La classe politica e dirigente del Meridione, che ha paura che questi cambiamenti possano penalizzarla. E poi anche una burocrazia ministeriale, che non vuole perdere potere in favore delle Regioni. Ma, ripeto, è fisiologico e lo abbiamo messo in conto.

Converrà però che, se la resistenza è del vostro alleato di governo, un problema c’è.

Ora la resistenza arriva dai 5 Stelle, ma non sarebbe stato diverso se fossimo al governo con Forza Italia o Fratelli d’Italia. Io sono convinto che alla fine si arriverà a una soluzione positiva, perchè stiamo facendo quello che è scritto nel programma di governo.

I parlamentari del Sud, però. sono in subbuglio...

I parlamentari meridionali impauriti da questo decreto ci saranno sicuramente, ma bisogna capire che l’obiettivo è consentire alle regioni del Nord di essere al passo con le migliori d’Europa e a quelle del Sud di crescere, cosa che non avviene a causa del centralismo di Roma. Questo ha prodotto squilibri e noi puntiamo a riequilibrare il Paese, non a dividerlo. E poi sono i 5 Stelle ad essere sensibili al tema della democrazia diretta.

Mi spieghi.

Tre milioni di cittadini veneti e lombardi si sono espressi in un referendum a favore dell’autonomia nel 2017. I 5 Stelle hanno fatto bandiera del rispetto della volontà popolare e io ero in Regione Lombardia con il grillino Stefano Buffagni, oggi sottosegretario agli Affari regionali, che allora ha sostenuto il referendum. Oggi lui in primis ha il dovere morale di convincere i suoi colleghi di Movimento.

Con che tempi si procederà?

Il più possibile celeri. Il Parlamento deve essere coinvolto in modo concreto e veloce: la gente vuole più fatti e meno chiacchiere.

Prossime tappe?

Il ministro Erika Stefani ha concordato la roadmap con il premier Conte, alla presenza anche del governatore Zaia: ci sarà una bozza d’intesa da far valutare al Parlamento, che darà i suoi atti di indirizzo; poi l’intesa sarà siglata dal premier con i governatori che ne fanno richiesta. E so che ce ne sono anche al Sud.

Nessun intoppo, quindi?

Salvini è determinato, le autonomie sono nel contratto di governo e Conte ha preso un impegno pubblico. Mi sembra che questo basti per essere assolutamente fiduciosi che non ci sarà nessun problema di tenuta del governo.