In alcune carceri italiane c’è un problema relativo alla mancanza di acqua. Nel carcere siciliano di Enna, ad esempio, si teme una esplosione dal punto di vista igienico sanitario a causa dell’emergenza idrica. Per questo motivo, e non solo, decine di detenuti del carcere siciliano di Enna hanno protestato pacificamente rifiutando di entrare nelle loro celle.

L’acqua è solitamente garantita dalla presenza di una cisterna che a causa di perdite, da qualche mese, nelle tubature non riesce a riempirsi completamente. Nel periodo invernale la situazione è stata risolta grazie ai Vigili del Fuoco che hanno utilizzato le loro autobotti per garantire il rifornimento idrico al carcere ma nel periodo estivo a causa del carico di lavoro l’operazione è praticamente impossibile.

La gestione del carcere ha più volte sollecitato un intervento da parte di Acquaenna ( società per azioni che gestisce il servizio idrico di Enna) che ha sempre sostenuto di non avere nessuna competenza in quanto si tratterebbe, in base a delle ispezioni effettuate, di un danno in una zona di non sua competenza. I detenuti chiedono aiuto affinché si possa risolvere al più presto una situazione che potrebbe anche degenerare soprattutto dal punto di vista igienico- sanitario.

Così come al carcere Pagliarelli di Palermo dove, da qualche giorno, i detenuti dell’alta sicurezza hanno deciso di rifiutare il cibo della mensa a causa della mancanza d’acqua nelle docce. Le uniche pietanze accettate sono quelle che provengono dall’esterno, cioè dai familiari. Parliamo di un carcere non semplice da gestire, anche perché c’è un sovraffollamento che complica le cose: 1380 persone recluse in una struttura per 700 posti.

Questo è anche il motivo del perché l’acqua non basta per farsi le docce. A causa del caldo, amplificato dalla struttura, l’acqua è indispensabile per rinfrescarsi tutti i giorni. Ma così non è possibile. Così come, sempre in Sicilia, è stata la volta del carcere agrigentino, dove alcuni giorni fa, alcuni detenuti hanno appiccato un incendio nelle celle dov’erano ristretti, dando fuoco ai materassi. Il motivo? La mancanza d’acqua.

Da non dimenticare, questa volta in Campania, la situazione della mancanza perenne dell’acqua nel carcere di Santa Maria Capua Vetere visto che parliamo di una struttura costruita senza alcun allaccio idrico. I reclusi sono costretti a passare un’altra estate senza l’acqua potabile e la gara d’appalto europeo per far fronte a questo problema è ancora in alto mare. A vivere il disagio sono 1049 detenuti, a fronte di una capienza di 819 posti, che sono ospitati nella struttura, prossimamente ampliata grazie alla prevista costruzione di due nuovi padiglioni. Il tasso di affollamento è oltre 120%, in linea con il dato nazionale sul sovraffollamento delle carceri italiane.