La commissione europea ha fretta. Il governo italiano punta invece sul rallentamento. La commissione aveva chiesto all'Italia di comunicare entro una settimana i ' fatti nuovi', cioè le nuove cifre, in grado di fermare la corsa verso la procedura d'infrazione.

La lettera di Conte alla commissione, che il presidente del consiglio sta ' limando' da giorni e che non partirà prima del vertice con Salvini e Di Maio fissato per oggi, insiste invece per arrivare alla fine del mese. Solo allora, infatti, il governo presenterà la legge di assestamento di bilancio.

I risparmi su Quota 100 e reddito di cittadinanza e i saldi di finanza pubblica saranno resi noti in quell'occasione e il governo italiano ritiene solo su quella base la commissione potrà pronunciarsi con vera cognizione di causa, decidendo se inoltrare ufficialmente la richiesta di procedura a Ecofin, che in questo caso potrebbe decidere già il 9 luglio.

La ragioneria, in questo come in tutta la vicenda del nuovo scontro tra Roma e Bruxelles, è adoperata essenzialmente come schermo per coprire tattiche e strategie politiche. La richiesta di rinvio dell'Italia, più che a permettere di presentare cifre certe, serve infatti a giocare la partita della procedura e quella della definizione dei nuovi assetti europei contemporaneamente.

Così l'appoggio dell'Italia a questa o quella nomina, in un puzzle in cui gli incastri tra i vari pezzi sono essenziali, potrebbe essere ' scambiata' con una minore rigidità sui conti e sull'eventuale procedura.

L'obiettivo è comune. Lo ha fatto chiaramente capire anche il leghista Bagnai domenica scorsa. Se c'è un punto, forse il solo, sul quale Conte, Salvini, Di Maio e Tria, per non parlare di Sergio Mattarella, concordano al 100% è proprio la necessità di evitare la procedura e quindi di impedire un precipitare della situazione in tempi rapidi.

Ma se la convergenza è da questo punto di vista unanime, da tutti gli altri gli interessi della componente politica del governo, in entrambe le sue anime, e di quella tecnica sono invece contrapposti.

Conte e Tria sanno che, proprio perché la partita è politica e non fatta solo di cifre, la diplomazia è essenziale. Fanno quindi il possibile perché la difesa delle posizioni italiane, a partire dalla non necessità di varare subito quella manovra correttiva che per la commissione è condizione pregiudiziale per evitare la procedura, non suoni come una sfida all'Europa.

I due vicepremier, con sfumature anche sensibilmente diverse, hanno obiettivo opposto perché devono sì raggiungere un compromesso con Bruxelles, ma devono anche impedire che quel compromesso, dopo un anno di ruggiti, appaia come una resa.

Sino a un certo punto le due strade possono coesistere e rafforzarsi a vicenda. Il pronunciamento ' trumpista' di Salvini, una vera e propria rottura del fronte europeo, ha certamente irritato Bruxelles e le capitali europee, ma ha anche offerto un implicito sostegno alla colomba Conte.

Il premier potrà infatti segnalare alla commissione che solo rafforzando la sua posizione, dunque permettendogli di concludere la trattativa evitando sia la manovra correttiva che la procedura, palazzo Chigi potrà frenare l'incontrollabile vicepremier. Ma oltre quel limite le divergenze diventano invece elemento di caos e debolezza strutturale.

E' lo spettacolo andato in scena ieri, con uno scontro senza precedenti tra Salvini e Tria su tutto, dai minibot alle necessità di coniugare la Flat T «x con la difesa del bilancio. Scontro che ha coinvolto lo stesso Colle, con la ruvida risposta del leghista al presidente che aveva sottolineato per l'ennesima volta la necessità di «assicurare la solidità dei conti».

Se i conti sono in disordine, ha replicato subito Salvini, «è colpa dei tagli imposti dalla Ue». Lo scontro, inoltre, porta alle stelle il nervosismo di Di Maio, che sospetta il collega vicepremier di star cercando solo l'incidente per correre alle urne.

Il vertice convocato per questa mattina, prima delle comunicazioni di Conte in Parlamento proverà a ricucire gli strappi e probabilmente ci riuscirà, almeno in apparenza, in nome della comune esigenza di evitare la procedura. Ma se la missione e lo scontro con la Ue proseguirà evitare l'esplosione del governo sarà molto più che difficile.