La giunta delle Camere Penali prende posizione sui recenti fatti riguardanti il Csm che hanno provocato valanghe di polemiche. «I perversi meccanismi della comunicazione mediatica, resa in violazione del segreto istruttorio, che ricostruiscono il contenuto di intercettazioni realizzate attraverso il captatore Trojan- osservano i penalisti stanno trasformando un delicato tema di politica giudiziaria in una saga destinata ad arricchirsi ogni giorno di una nuova indiscrezione o di una nuova dichiarazione e che oramai lambisce e non rispetta ( o non risparmia) le più alte cariche dello Stato.

Nelle prossime ore conosceremo la posizione della ANM che, al momento occupata nella ricerca di nuove regole per la rappresentanza, pare in netta prevalenza trincerarsi nella difesa corporativa di prerogative che si sono rivelate non in grado di assicurare autonomia e indipendenza della Magistratura, della quale è invece necessario un profondo rinnovamento».

Nello stesso documento le Camere Penali osservano che «le Procure della Repubblica, grazie all’alibi di una obbligatorietà dell’azione penale invece arbitrariamente discrezionale, esercitano un potere politico che non ha eguali e che soprattutto non ha contrappesi, determinando così uno squilibrio che nessun sistema democratico può sostenere senza implodere.

Come si può d’altro canto seriamente invocare la indipendenza del potere giudiziario dal potere politico, se si pratica costantemente, in modo strutturale e con raffinati dosaggi correntizi, la commistione tra potere giudiziario e potere esecutivo mediante il massiccio distacco di magistrati messi fuori ruolo in tutti gli snodi cruciali di tutti i Ministeri nei quali si articola il Governo del Paese di volta in volta scelto dal corpo elettorale? Sono decenni che l’Unione delle Camere Penali denunzia senza tregua tale pratica malsana».

«Forse ora si vorrà finalmente rispondere alle nostre ripetute, pubbliche denunzie, interrogandosi almeno su quali siano i criteri con i quali un Governo possa concordare con la Magistratura la selezione del manipolo di oltre duecento togati, accuratamente ripartiti tra le varie correnti, destinati a costituire l’ossatura amministrativa della gran parte dei Ministeri.

Se la Magistratura italiana intende restituire credibilità alla propria, orgogliosa petizione di indipendenza dalla Politica, compia questo primo, rivoluzionante passo, richiamando nei ruoli tutti i magistrati distaccati presso il Governo e le sue articolazioni amministrative».

Infine il documento della giunta delle Camere Penali ribadisce l’invito «alla magistratura italiana perché sappia uscire da questo gorgo melmoso fatto di conversazioni masticate e risputate ad arte da un Trojan bulimico ed ormai ingovernabile ed inintelligibile; di elenchi di magistrati buoni e di magistrati cattivi ( nello stilare i quali ci permettiamo di suggerire una sana prudenza); di stentorei ed un po' disperati inviti ad implausibili espiazioni morali e ad altrettanto inverosimili autoriforme.

Innalziamo insieme il livello della riflessione e del confronto su idee e proposte, anche le più diverse, volte ad una radicale riforma dell’ordinamento giudiziario, senza preventive abiure o scomuniche. I penalisti italiani credono più di ogni altro nella indipendenza del Pubblico Ministero dalla Politica, e trent’anni di idee, riflessioni e pubbliche proposte stanno lì a dimostrarlo».