«Meritate di essere sotterrati vivi». «Ti ammazzerei con le mie mani, mi farei anche la galera, ma tu devi morire». «Bastardi dovete crepare».

Sono soltanto alcune delle frasi lasciate dagli utenti del web sulle pagine di Gaia Russo e Nicolas Musi, accusati di aver ammazzato di botte il figlio, di appena due anni, della donna, Leonardo. Minacce e insulti rivolti anche ai difensori dei due, gli avvocati Annalisa Gibbin e Barbara Grazioli, prese di mira sui social.

Una gogna contro la quale sono intervenuti l'Ordine degli avvocati, la Camera penale e l'Aiga di Novara, che «preso atto nei giorni scorsi della gravità delle affermazioni espresse sui social network, in merito al diritto delle persone arrestate con l'accusa di omicidio del piccolo Leonardo Russo di essere difese, nell'esprimere ai difensori il più totale appoggio e la più convinta solidarietà, non possono che stigmatizzare con estrema fermezza l'ennesima offesa alla nobiltà della funzione difensiva, essenziale per il corretto funzionamento dello Stato di diritto e per la garanzia del diritto di difesa previsto dalla Costituzione, del quale l'avvocato è insostituibile e fiero baluardo anche - e soprattutto - quando assiste persone accusate dei delitti più gravi».

Ordine, Camera penale e Aiga hanno invitato al silenzio ed al civile contegno, per evitare qualsiasi forma di ' gogna mediatica', così come aveva fatto anche il procuratore Marilinda Mineccia, che aveva chiesto di «non rispondere al male con altro male». Specialmente, continuano le organizzazioni forensi, «in una fase così delicata delle indagini, che deve essere caratterizzata dal riserbo e dalla segretezza degli atti, al fine di assicurare l'effettività del diritto di difesa costituzionalmente garantito ed in ossequio al principio di ' non colpevolezza' sancito dall'articolo 27 della Costituzione, da rispettarsi in assoluto rigore fino all'adozione di una sentenza definitiva».