Dopo l’abbuffata di voti, si ragiona.

Matteo Salvini manda un chiaro avvertimento ai Cinquestelle: «Non si potrebbe andare avanti al governo con il Movimento 5 Stelle se prevalesse la linea di Alessandro Di Battista e proseguissero gli attacchi e i distinguo». Se proseguisse la linea della barricata la Lega «valuterà». Ma a parte Di Battista, la volontà è quella di continuare a governare, «il nostro alleato resta il M5S.

Anzi: Di Maio». All’una del pomeriggio, riuniti i parlamentari della Lega alla Camera, il leader leghista incassa l’applauso più lungo per il successo al voto, ma chiede ai suoi di non cullarsi sugli allori. «Il governo dura fino a quando si possono fare le cose scritte nel contratto». E dura fino a quando il M5s non continui a dire di no. Un ragionamento che i tanti presenti nella sala della Regina legano alle difficoltà dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio.

Salvini sa benissimo che Di Maio scavalcherà senza problemi il voto degli iscritti guidati da Casaleggio, e non ha alcun interesse ad approfittarsi della debolezza del partner- avversario che ha perso 6 milioni di voti. Anzi, se lo tiene caro, visto che ha facilitato il trionfo leghista.

E alla richiesta del vicepremier per un vertice a tre, risponde prendendo il suo tempo: «Certamente non oggi, nè domani.

Domani votano su Di Maio, non voglio fare forzature».

Della serie: avete le vostre gatte da pelare e conti interni da regolare, non voglio essere accusato di mettere bocca.

Ed è pacifico: la fronda che attacca Giggino perché somma troppe cariche ( capo partito, vicepremier, ministro del Lavoro e dello Sviluppo) richiede un temporaneo passo indietro.

Le turbolenze nel governo non si annunciano leggere, tanto che il premier Conte è andato a relazione al Quirinale il capo dello Stato. «A me», ha proseguito Salvini, «interessa lavorare come abbiamo fatto nei primi mesi sulle cose, sulle tasse, sul lavoro, sull’ambiente, sulla scuola, sulla riforma della giustizia». Ora c’è la Commissione europea che comincia a chiedere chiarimenti sui conti e la strada è in salita. Salvini vuole accelerare sul programma ma è prudente sulle autonomie regionali: si proceda ma «con attenzione ai principi dell'unità nazionale».

Altra cosa sono le ingerenze sul decreto sicurezza bis: il ministro dell’Interno chiede una dura presa di posizione contro «le invasioni di campo dell’Onu», peraltro avanzate su una bozza di decreto durante la campagna elettorale.

Una intromissione così sgradevole che Salvini ha chiesto, provocatoriamente, di sapere qual è il contributo economico italiano alle Nazioni Unite. Infine l’avviso al partito: guai a mollare la presa sui ballottaggi elettorali, dormendo sugli allori.

«Vincere i ballottaggi delle elezioni comunali» è l’ordine.

R. C.