Il grande Risiko delle nomine europee partirà già il 28 sera al primo Consiglio europeo, e proseguirà nel successivo appuntamento ai primi di giugno, ma i grandi giochi sono cominciati e l’Italia si è mossa in ordine sparso, con il partito di maggioranza relativa - i 5S- silente e la Lega che ha rivendicato nell’ordine la poltrona di presidente di Commissione Ue per Salvini, poi quella all’Industria, e infine l’Agricoltura. Prese di posizione pubbliche, mai avanzate nei pour- parler nemmeno dagli sherpa. Finché ieri nell’incontro con Donald Tusk ( presidente del Consiglio europeo, uomo- chiave nella partita delle nomine) il capo del governo Giuseppe Conte ha avanzato la richiesta: l’Italia punta al Commissario alla concorrenza. Sospiro di sollievo: si tratta di un ruolo pesante, strategico per le imprese, che il Paese può chiedere avendo in uscita ruoli di grande potere quali quelli di Draghi e Mogherini. Si vedrà se il designato sarà Moavero Milanesi, o un Giorgetti o uno Zaia. Nell’immediato delle elezioni europee si tratterà di rinnovare le 5 cariche principali della Ue, e a seguire un mezzo migliaio di dirigenti e funzionari, strategici quasi quanto quelle alte cariche: una partita che si completerà solo a fine novembre, quando entreranno in funzione tutti i nuovi organismi. Il risultato del voto del 26 inciderà molto, ma è solo uno dei criteri del grande gioco: si tratta di contemperare, oltre ai desiderata dei 27 Paesi, il bilanciamento politico, quello tra Paesi grandi e piccoli, quello tra Nord e Sud. E occorre anche tener presente che, se uno dei 27 ha già ricoperto quell’incarico, dovrà passare la mano... Una partita comunque in gran Parte in mano a Germania e Francia, con la Spagna al posto che fu dell’Italia come Paese della sponda Sud Ue il cui premier appartiene a una grande famiglia politica, il Pse. La maggioranza nel Parlamento europeo è a 376 seggi. Le previsioni, e gli stessi sondaggi Ue, danno come possibile che Ppe e Pse - i due maggiori partiti, che hanno sin qui di fatto governato la Ue in grande coalizione- perdano un 40- 45 seggi cadauno, e che crescano invece Alde ( i liberaldemocratici) e l’Ecr ( le destre conservatrici). L’Enf ( il gruppo della Le Pen e di Salvini) dovrebbe essere la quinta forza. E da mesi e mesi Ppe, Pse, Alde, Verdi e anche la sinistra- sinistra han già deciso di far fronte comune contro i populisti e i sovranisti, assieme anche al debuttante gruppo di Macron, Renaissance. Su quell’asse si farà la prima nomina, quella del presidente del Parlamento europeo, e a seguire la scacchiera di tutte le altre.

Il Paese più pesante, la Germania, potrebbe puntare alla poltrona presidente del Consiglio europeo, per Angela Merkel ( più la Cancelliera smentisce ufficialmente di volere accettare incarichi europei, più si rafforza la sua candidatura) specie se il Ppe - leggi Cdu- non subisse nelle urne una sconfitta particolartemente pesante. In più Berlino punta alla successione di Mario Draghi ( che uscirà di scena l’ 1 novembre) per Jens Weidman, il 51enne presidente della banca centrale tedesca, cosí pragmatico da essersi premurato di smettere per tempo di attaccare la linea Draghi di difesa dell’euro, dando un convinto sostegno al quantitative easing. Se quella poltrona dovesse invece andare a un paese piccolo, in prima linea c’è la Finlandia con Olli Rehn o Erkki Liikamen. Ma lo stesso gioco della Germania lo sta facendo anche la Francia che ha ben tre candidati ( e l’incognita di come andrà alle elezioni la lista del presidente Macron), François Villeroy De Galhau, Bernard Coeuré, e Christine Lagarde. Per l’Italia è strategico un presidente di Bce che operi in continuità con Draghi ( al quale Coeuré è considerato il più vicino): non avremo in tutta probabilità neanche un consigliere nel board, ma abbiamo piazzato per tempo Andrea Enria alla SSM, la vigilanza bancaria operata da Bce con Bankitalia.

Quanto al presidente della Commissione, vige la regola dello Spitzenkandidat, e cioè quel ruolo andrebbe assegnato alla famiglia politica che ha preso più consensi, ma non è affatto certo che Manfred Weber ( Ppe) o Franz Timmermans ( Pse) la spuntino. Nel complesso scenario politico che emergerá dalle elezioni l’Alde sarà ago della bilancia, e se tra Ppe e Pse fosse testa- a- testa Guy Verhofstadt potrebbe pretendere quella poltrona, o comunque un ruolo pesante, per uno dei suoi. Di Spietzekandidaten l’Alde ne ha presentati 7, e tra questi c’è anche Emma Bonino. Sempre che Più Europa riesca a smentire i sondaggi che la danno, al momento, poco al di sopra della soglia di sbarramento.