Il nodo della lentezza della giustizia pesa come un macigno sul Paese e «Senza un sistema giudiziario efficiente» non vi possono essere «vera libertà e vera sicurezza». Parole dure, pronunciate dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati.

L’occasione per parlare di giustizia, anche alla presenza del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è stata la presentazione del libro “La stagione dell’indulgenza e i suoi frutti avvelentati”, scritto dall’ex procuratore aggiunto di Venezia oggi in pensione Carlo Nordio, protagonista della stagione di Mani pulite con l’indagine sulle cooperative rosse e titolare dell’inchiesta sul Mose di Venezia.

Nel suo saggio, l’ex magistrato racconta il sistema della giustizia italiano cui servono riforme vere e pene più certe, descrivendo la progressiva riduzione del diritto alla difesa personale del cittadino, la sua dignità calpestata da intercettazioni generalizzate e l’uso dell’informazione di garanzia come strumento per azzoppare avversari politici. Con una criticsa anche alla sua categoria, con magistrati che passano dai tribunali al parlamento e frequentano i talk show. ù

Il volume, presentato ieri a Palazzo Madama, sottolinea proprio come la lunghezza dei processi sia uno dei fattori che influenza l’andamento dell’economia in Italia: «La nevralgica questione della eccessiva durata dei processi, sottolineata in più passaggi dell'opera, è dannosa per l'economia perché «questa lunghezza esasperata ci costa una perdita pari a quasi il 2% del Pil», ha ribadito la seconda carica dello stato. «Un tema cruciale - ha aggiunto- anche perchè la prima garanzia di efficacia della risposta giudiziaria è direttamente collegata alla sua tempestività.

Come ho ricordato nel mio recente intervento in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario delle Camere penali, i dati relativi alla durata dei processi sono allarmanti».

La presidente ha ricordato anche i risultati degli ultimi monitoraggi sulla durata dei processi, fatti dal Ministero della Giustizia: «Circa il 20 per cento dei procedimenti incardinati nei tribunali e oltre il 40 per cento di quelli presso le Corti di Appello sono a rischio di legge Pinto», ovvero la norma che prevede l’equa riparazione per il cittadino, per danni causati dall’irragionevole durata di un processo.

Un sistema giudiziario, quello italiano, che «anche a causa di queste anomalie si colloca tra gli ultimi in Europa, come certificato dal quadro di valutazione sullo stato della giustizia 2018, pubblicato dalla Commissione europea, e che ha prodotto in questi anni costi enormi a carico dei bilanci dello Stato». Casellati, già avvocata prima di presiedere Palazzo Madama, ha evidenziato anche come «Non si può dimenticare che il mancato rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo nuoce non solo ai diritti degli imputati, ma anche e soprattutto a quelli delle parti offese», ricordando come «Tempestività e certezza della pena restano temi nevralgici».

Dunque, secondo la presidente del Senato che ha sposato in pieno le tesi contenute nel libro di Nordio «è necessaria una riforma» e serve «uno sforzo comune per ridare credibilità alla giustizia», «che richiami alle proprie responsabilità tutti i soggetti coinvolti» e «non si limiti a rincorrere esigenze congiunturali». In una parola, «non serve una legislazione di emergenza», ma «riforme normative strutturali e di sistema, tanto sul piano del diritto sostanziale quanto sul piano processuale».

L’auspicio di Casellati, dunque, è che il governo porti avanti una «legislazione organica che, in armonia con i precetti costituzionali, possa superare le disomogenee stratificazioni di leggi speciali, spesso frammentarie, talvolta in contraddizione tra loro».

Un monito importante, quello della presidente del Senato, soprattutto in vista della riforma del processo penale di cui il ministro Bonafede si sta facendo promotore.