Retroscena di un paio di mesi fa lo davano sul punto di accettare candidature. Non da procuratore ma da europarlamentare del Pd. In realtà Raffaele Catone, presidente deell’Anac, si dichiara ansioso di rivestire la toga in ogni occasione pubblica. Lo ha fatto anche tre giorni fa a Torre Annunziata, a margine di un evento formativo rivolto agli avvocati del Foro campano: interpellato da Metropolis, quotidiano radicato in quell’area della provincia di Napoli, Cantone ha parlato della candidatura che ha presentato per dirigere l’ufficio di Torre: «Naturalmente mi farebbe piacere: se il Consiglio superiore della magistratura decidesse di accogliere la mia domanda, vorrebbe dire ritornare alla mia terra. In ogni caso le eventuali destinazioni per sono pari», ha aggiunto il presidente dell’Anticorruzione a proposito delle Procure per la cui guida si è proposto, ossia Perugia, Frosinone e appunto Torre Annunziata. Difficile a questo punto non rassegnarsi all’idea che Cantone sia deciso a rifiutare eventuali incarichi politici o comunque “fuori ruolo”. Non ci sono dubbi sul fatto che Cantone tornerebbe comunque in magistratura alla scadenza dell’incarico di presidente dell’Autorità anticorrozuone, prevista per aprile 2020. Si tratta di capire se nel frattempo il Csm lo indicherà come capo di uno dei tre uffici giudiziari per i quali ha fatto domanda. Riguardo all’ipotesi campana, l’attuale vertice dell’Anac concorre insieme con una rosa di candidati assai prestigiosa, in cui Nunzio Fragliasso, che ha retto la Procura di Napoli dopo il congedo di Giovanni Colangelo e fino all’insediamento di Giovanni Melillo. Non si può escludere che un eventuale incarico a Cantone arrivi prima della scadenza del mandato all’Anac. Circostanza che costringe l’esecutivo Conte ad accelerare i tempi per la scelta del successore.

Del suo desiderio di tornare a fare il magistrato, cantone ha parlato di recente anche alla Scuola superiore della magistratura: «Qui mi sento a casa», aveva detto in quella occasione. E di fronte all’insinuazione di un senatore di Forza Italia, Massimo Mallegni, che durante un’audizioine aveva interpretato le domande presentate da Cantone al Csm come un ripiego per l’imminente “benservito” in arrivo dal governo, lui ci aveva scherzato così: «Spero di essere cacciato... non desidero altro che tornare a fare il magistrato». Tanto per sgombrare il campo dagli equivoci.