Tre maggio, giornata mondiale per la libertà di stampa. Era il 1993 quando lAssemblea Generale delle Nazioni Unite proclamò la Giornata mondiale per la libertà di stampa, con essa si vogliono celebrare i principi fondamentali della libertà di stampa, valutare il suo stato di salute in tutto il mondo, difendere i media dagli attacchi alla loro indipendenza, e rendere omaggio ai giornalisti che hanno perso la vita per il loro lavoro. https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=JQMu4rJXa50 Questanno il tema che caratterizza la giornata è il rapporto tra stampa e democrazia e ha come suo evento centrale, tra i molti nel mondo, la conferenza di Adis Abeba, in Etiopia, che ha preso il via il 1 maggio. Journalism for democracy, ma ancora più specificatamente, giornalismo ed elezioni nei tempi della disinformazione. Non solo un monitoraggio sugli attacchi e le minacce subite da cronisti e operatori dellinformazione ma unindagine a tutto campo sul ruolo e la responsabilità che questi hanno oggi. I giornalisti e i media in tutto il mondo sono bersagli di unondata di denigrazione. La retorica populista e lindifferenza mettono a rischio molti pilastri delle libertà civili. I giornalisti esercitando un controllo della democrazia e criticando i governi sono tra quelli che rischiano di più. Il potere descrive i media non servili come prevenuti, diffusori di fake news. Diversi paesi sono sotto la lente dingrandimento a cominciare da quelli dellest Europa come lUngheria e la Polonia, Problemi seri in Turchia, Serbia, nella civilissima Danimarca, Lituania e Bosnia Herzegovina. Non manca lItalia sulla quale anche il Consiglio dEuropa ha posto la sua attenzione. E proprio nel nostro paese la Federazione nazionale della Stampa italiana insieme con Usigrai, Ordine dei giornalisti del Lazio, associazione Articolo21, Amnesty International Italia e Rete NoBavaglio, ha organizzato una serie di iniziative a cominciare da una conferenza stampa che si è tenuta nella centralissima Piazza SantApostoli a Roma.. «Denunciare i bavagli che sono in corso in tutta Europa come dimostrano le vicende di Caruana Galizia a Malta o Jan Kuciak - o dei tanti cronisti italiani minacciati ha ricordato Giuseppe Giulietti dellFNSI -. Ma cè un altro modo per zittire la stampa e cioè tagliare i fondi, per radio, tv e giornali. Per questo lanceremo un appello contro taglie bavagli in Europa. Quando si colpiscono le voci differenti, e penso a Radio Radicale, lAvvenire, il Manifesto, si prende una strada nella quale sono messe in discussione le libertà di tutti i cittadini». Cè poi chi rischia la propria vita per compiere il suo lavoro di informare, come accade in Turchia. Fazila Mat, ricercatrice dellOsservatorio Balcani e Caucaso, descrive una situazione gravissima: «attualmente in Turchia ci sono 150 giornalisti in carcere, denunce per diffamazione che vengono portate avanti da politici e da Erdogan . Quindi una situazione di assedio nei confronti di chi cerca di scrivere e denunciare una propaganda prevaricante». Il giornalismo acquista ancora più valore quando opera in situazioni di guerra, come insegna lesperienza della Siria. Asmae Dachan è una giornalista siriana che lavora in Italia e mette in luce come in un contesto di conflitto « i media mainstream fanno solo propaganda e invece quelli che nascono dal basso riescono a bucare il muro della censura compiono un lavoro straordinario. In certi luoghi della Siria infatti non si riesce ad arrivare dallestero quindi ci siamo avvalsi del lavoro dei colleghi sul posto. Questo dimostra che linformazione è un veicolo di democrazia non solo nei paesi già democratici ma soprattutto in quelli che sono in difficoltà».