Situazione carica di tensione in Venezuela, ieri mattina intorno alle sei (ora locale) il presidente autoproclamato dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidò, ha lanciato un videomessaggio alla nazione dalla base militare de La Carlota, annunciando la fase finale di quella che ha chiamato "Operazione Libertà”, la destituzione del presidente Nicolas Maduro. Nei tre minuti del video Guaidò si è rivolto «a quanti sono in ascolto, oggi è il momento tutti vogliono costruire il futuro dei nostri figli».

L’antagonista di Maduro è apparso circondato da alcuni militari schierati al suo fianco. Una circostanza che ha fatto pensare ad un vero colpo di mano. «Oggi valorosi soldati, patrioti coraggiosi, uomini coraggiosi attaccati alla Costituzione sono venuti alla nostra chiamata» ha aggiunto Guaidò, invitando la popolazione a scendere in piazza anticipando la grande manifestazione indetta per oggi.

Vicino a Guaidò anche Leopoldo Lopez, uno dei leader storici dell’opposizione anti Maduro che si trovava agli arresti domiciliari fin dal 2014. Lopez, come confermato da Diosdado Cabello, numero due del chavismo, è stato liberato da alcuni appartenenti al Servizio Bolivariano di intelligence (Sebin). La conferma di una spaccatura all’interno delle forze armate anche se non si conosce l’entità precisa delle defezioni.

Nel corso della giornata il governo venezuelano ha poi denunciato un tentativo di golpe portato avanti da alcuni «militari traditori» come reso noto attraverso twitter dal portavoce governativo Jorge Rodriguez. Secondo le informazioni ufficiali sarebbe avvenuto uno scontro a fuoco nei pressi del principale accesso per Caracas, il cavalcavia Altamira, vicino all’avenida Libertador che conduce al Palacio di Miraflores, sede della presidenza del Venezuela. Anche i media internazionali hanno confermato l’accaduto e riferito della sparatoria.

Scontri a distanza e lanci di lacrimogeni si sono invece registrati per tutta la giornata davanti la base dei militari ribelli dove erano accorsi centinaia di sostenitori di Guaidò. Al proclama antigovernativo, Maduro ha risposto nella stessa maniera, esortando la popolazione a difendere Palazzo Miraflores dove alcune foto sui social mostravano una folla comunque pacifica in attesa degli eventi. Lo stesso presidente ha poi dichiarato che la situazione era sotto controllo e che le forze armate avevano ribadito la loro lealtà. Intanto Guaidò e Lopez lasciavano La Carlota per raggiungere il centro di Caracas. La notizia degli accadimenti venezuelani ha immediatamente fatto il giro del mondo. Maduro ha incassato all’istante il sostegno degli storici alleati di Cuba e Bolivia mentre Vladimir Putin ha riunito d’urgenza il consiglio di sicurezza russo. Sul fronte opposto gli Stati Uniti hanno ribadito l’appoggio a Juan Guaidò e a più riprese sono intervenuti attraverso le dichiarazioni del vicepresidente Mike Pence e del consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton.

Per un cambio di governo quasi tutti i paesi latinoamericani con in testa la Colombia e il Brasile di Bolsonaro. Più sfumata la posizione canadese che, pur riconoscendo la legittimità di Guaidò, si augura però una transizione pacifica, lo stesso atteggiamento prudente dell’Unione Europea anche se ieri mattina il presidente italiano dell’europarlamento Antonio Tajani aveva parlato di un’ «ora storica per il Venezuela» .