«Il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, sta bene e rimane a fare la terapia antalgica al San Raffaele, dove si fermerà anche questa notte». A rassicurare tutti sulle condizioni di salute del Cavaliere è Licia Ronzulli, senatrice azzurra e assistente personale del leader forzista. Berlusconi, arrivato in ospedale da ieri mattina per una colica renale acuta, nel pomeriggio avrebbe dovuto presentare a Villa Gernetto i candidati alle Europee, ma è stato costretto a rinunciare. «Sta benissimo, parla al telefono e coordina. Ha provato a venire qui, ma Zangrillo ( il medico di fiducia dell’ex premier, ndr) è stato categorico», aggiunge Ronzulli, quasi a frenare l’entusiasmo di chi, dentro e fuori Forza Italia, preferirebbe giocarsi la partita per le europee con un leader ingombrante fuori combattimento. Perché il vecchio leader riesce ancora a mettersi di traverso, a rompere le uova nel paniere di chi pensa di poter dare le carte, nel centrodestra e nel Paese, senza bussare al portone di Arcore. Ottantadue anni non sono una ragione sufficiente per desistere, non per Berlusconi almeno, che del suo corpo, aitante o acciaccato, ha sempre fatto un’arma di lotta politica. Il guascone capace di non dormire per «44 ore», e l’uomo fragile che promette «dentiere gratis» in campagna elettorale sono due facce della stessa medaglia coniata alla “zecca” di Publitalia: tutto può avere un mercato, basta definire correttamente il target. Il prodotto da vendere però è sempre lui: Silvio e il suo mito. Quello che nel 2016 «ha rischiato la vita, ha rischiato di morire», secondo quanto riferito dal medico di fiducia pochi giorni prima dell’intervento a cuore aperto per sostituire una valvola aortica, per poi tornare in pista. O ancora quello che il 19 marzo scorso tornava sotto i ferri per un’ernia inguinale incarcerata, per poi lanciarsi in campagna elettorale.

Il corpo sempre al centro del dibattito politico: sorridente su un predellino o col volto coperto di sangue per una statuetta del Duomo di Milano scagliata da uno squilibrato, l’importante è rimanere sempre a favore di camera e di microfoni.

Così, anche ieri, da una stanza riservatissima del San Raffaele, il capo forzista non rinuncia a recapitare alla stampa il testo del discorso che avrebbe dovuto pronunciare nel pomeriggio: «Io andrò a Bruxelles per costruire un’Europa diversa, in continuità e coerenza con 25 anni di storia, senza rinunciare al mio sogno di una rivoluzione liberale per il Paese che amo. In altre parole sono e sarò in campo, in Italia e in Europa», recita il messaggio con cui il Cavaliere intende radunare le truppe rimaste in vista della prossima campagna d’Europa. Con un solo obiettivo in testa: mostrare a Salvini e ai colonnelli in fuga dal partito azzurro che l’inventore del centrodestra è ancora in campo. «Ogni voto in più a Forza Italia avvicina la fine dell’incredibile governo giallo- verde e la ricostruzione di un centro- destra tradizionale, coerente con i nostri programmi, liberista in economia, capace di abbattere le tasse e di creare lavoro, impegnato a costruire le infrastrutture ma anche una giustizia più giusta», scrive ancora Berlusconi, che poco dopo mette dritto nel mirino l’alleato di un tempo, il Carroccio. «I sovranisti, a cominciare dalla Lega, anche se in Italia avranno un buon risultato elettorale in Europa saranno isolati e conteranno poco o nulla», è la previsione dell’ex premier. Quindi, «il voto a loro non è un voto utile, come non lo è quello al Pd, che ha dimostrato di non saper o voler interpretare il cambiamento e in tutti questi anni è stato il difensore dello status quo europeo».

Perché il Cav non scende in campo per un tornaconto personale ma per spirito di servizio: è questo il filo conduttore di questi 25 anni di narrazione berlusconiana. Anche davanti ai più lampanti conflitti d’interesse - Silvio, l’imprenditore milionario, e per questo, a suo dire, disinteressato - si è sempre dichiarato tribuno del popolo, protettore della democrazia dal rischio bolscevico ieri, sovranista. Come se, tra una barzelletta sporca e un paio di corna fatte con la mano in occasione della foto di gruppo, l’unico desiderio dell’ex premier fosse emanare «l’odore di santità» con cui un giorno si prese simpaticamente gioco di Bruno Vespa.

«Quello che accadrà dell’Europa influenzerà in modo determinante il destino dell’Italia, cambierà il futuro personale di ciascuno di noi e delle nostre famiglie», avverte Berlusconi dall’ospedale. L’Opa della Lega su Forza Italia dovrà attendere ancora un po’.