Sui social (in particolare dopo le risposte tra l’esasperato e il polemico del social media manager della pagina Facebook istituzionale “Inps per la famiglia”) non si parla d’altro che del reddito di cittadinanza: per molti richiedenti - moltissimi stando alle lamentele online - l’erogazione sarebbe di soli 40 euro al mese. Una fake news, secondo il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che è intervenuto sulla polemica e fornito cifre e dati per smentirla. Il 71% degli aventi diritti percepisce 400 euro al mese, il 21% tra i 780 e i 1380 euro e «solo il 7% di chi ha ottenuto il reddito di cittadinanza ha avuto tra 40 e 50 euro. Sono appena 30 mila persone», ha snocciolato Tridico.

Eppure, la dichiarazione che doveva essere rassicurante ha avuto parzialmente l’effetto contrario: quasi due terzi dei richiedenti, infatti, percepiranno esattamente la metà della cifra che si aspettavano: i famosi 780 euro, preceduti dalla parola “fino a”, che in molti non hanno voluto leggere.

Infine, il presidente ha provato a calmare gli animi anche sulla sufficienza dei fondi per finanziare la misura: «Nel bilancio dello Stato ci sono 8 miliardi per questa misura. Sono somme strutturali, non in discussione e probabilmente ci sarà anche un avanzo che il governo ha già spiegato come vorrà utilizzare.

Quota 100, invece, avendo efficacia per tre anni, non ha alcun problema di sostenibilità». Quanto all’altra fonte di ansia governativa, l’aumento Iva paventato dal ministro Giovanni Tria, al vaglio dell’Esecutivo c’è l’ipotesi di un aumento Iva “selettivo”. Ovvero, l’iva aumenterebbe sui prodotti di lusso di almeno 3 punti percentuali, ma scenderebbe l’aliquota su alcuni generi selezionati e sulle bollette. Una strada complicata da percorrere, ma il vicolo sembra stretto: se - come ripetono Di Maio e Salvini - l’Iva non aumenterà, il rapporto deficit- Pil salirà al 3,4%; se invece aumentasse, il peso sarebbe di circa 1200 euro annui a famiglia, secondo le stime del Codacons, e porterebbe nelle casse statali circa 23 miliardi di euro nel 2020.

E’ facile, però, intuire quale riverbero negativo sull’appeal del governo gialloverde avrebbe una scelta del genere.