La stagione dei veleni è in pieno svolgimento.

Mancano trentasei giorni alle elezioni Europee e i miasmi delle liti contrapposte e generalizzate appaiono inondare il quadro politico. Lo scontro all’interno della maggioranza (ma c’è ancora?) è diventato strutturale coinvolgendo perfino lo Stato maggiore della Difesa e le prerogative di sindaci e Prefetti; mentre l’azione di governo segna il passo. Ma quel che più inquieta è la ricomparsa alla grande del dossier che da trent’anni pesa come un macigno sul Paese: la strumentalizzazione delle inchieste a fini politici.

Nelle ultime 48 ore, sulla base delle indagini dei magistrati, ci sono state le dimissioni della presidente della Regione Umbria, la pd Catiuscia Marini e l’indagine a carico del sottosegretario leghista Armando Siri.

A quest’ultimo il ministro Toninelli ha tolto le deleghe, mentre Luigi Di Maio ne ha chiesto le dimissioni. Sul fronte opposto Salvini: «Resti pure, ha la mia fiducia».

Contemporaneamente l’ex Ad dell’Ama, Lorenzo Bagnacani, ha presentato ai giudici materiale contro la sindaca Raggi.

Stavolta è partito l’attacco della Lega: due ministri, Centinaio e Stefani, e i capigruppo di Camera e Senato, hanno chiesto le dimissioni della prima cittadina romana.

Insomma invece di registrare una campagna elettorale centrata sulla Ue ( qualcuno se ne ricorda?) si assiste ad una sorta di tutti contro tutti che produce macerie.

Già. Ma poi chi ricostruisce?