«Quella gente. Immaginava fosse cominciato così, il pregiudizio su scala di un intero paese».

Le riflessioni di Grace Trevithick – giovane film- maker giunta a Londra per girare un documentario incentrato sugli umori dell'elettorato prima del referendum sulla Brexit e destinata a incrociare la strada di Cairo Jukes, operaio ed ex- pugile dilettante proveniente da Dudley – ben compendiano il discrimine che, a livello sociale prima che politico, ha condotto alla vittoria del sì al voto del 23 giugno 2016, in cui ci si risolse per l'uscita dell'Inghilterra dall'Unione europea.

I due protagonisti de Il taglio, nuovo romanzo – realizzato su esplicita commissione dell'editore Peirene – dello scrittore inglese Anthony Cartwright – già autore di Heartland ( 2013), Il giorno perduto ( 2015, scritto a quattro mani con Gian Luca Favetto) e Iron Towns. Città di ferro ( 2017) – sono portatori di visioni e valori differenti ma non inconciliabili, attori sul proscenio di uno spaccato composito e sfaccettato, anima e motore di uno degli eventi più significativi di questo inizio secolo che, a distanza di anni, non ha ancora conosciuto definitiva composizione.

Cartwright, la Brexit ha acuito il taglio sociale tra élite da una parte e middle e working class dall'altra, viziato, come sottolinea nel libro, dai pregiudizi di ambedue la parti. Quanto è stata determinante, per l'esito referendario, tale divisione?

Il voto ha di certo messo a nudo le divisioni sociali esistenti nel Regno Unito e, per quanto esso ne rappresenti il sintomo e non la causa, ha esposto i problemi che di queste costituiscono il fondamento, mentre il ritardo della presa d'atto da parte dei politici della loro esistenza ha prodotto la situazione di stallo che perdura dal voto ai giorni nostri. Dal punto di vista sociale, le condizioni che hanno portato alla Brexit sono addirittura peggiorate nei due anni successivi al referendum.

Cairo, uno dei protagonisti del romanzo, parla della perdita concreta di posti di lavoro, di alloggi, di sicurezza, e non di una mera impressione. Quanto è rilevante lo scarto fra la perdita reale e la percezione soggettiva di tale perdita?

Questo discrimine è molto importante. Nel romanzo sono presenti entrambe le cose: sia la perdita concreta che il senso di perdita. In effetti, una certa retorica, molto diffusa al tempo del referendum, si rivolgeva per l'appunto a persone che si sentivano abbandonate, marginalizzate. Ciò che Cairo fa è cercare di mostrare a Grace la perdita reale che li attornia, indicando i fatti che stanno alla base del senso di perdita. Le radici della crisi sono di matrice economica, ma il modo in cui essa è esplosa presenta fuori di dubbio connotazioni sociali: la nuda realtà della perdita informa il modo in cui viene percepita da coloro che la vivono.

Mentre la perdita è un dato, il senso di perdita può essere manipolato a livello politico. Come giudica la capacità della politica di incunearsi nelle insicurezze dei cittadini?

Non v'è dubbio che, a fronte di una crisi di importanti proporzioni, si attende sempre una soluzione rapida, un provvidenziale deus ex machina. Elementi spiccatamente demagogici hanno caratterizzato la campagna della destra pro- Brexit, e quegli stessi elementi permangono ancora oggi. Il romanzo, bisogna sottolinearlo, racconta una storia, ambientata in un luogo circoscritto, ovvero Dudley, dove Cairo vive. Il personaggio si fa quindi portavoce della propria esperienza personale, che porta allo scoperto motivazioni diverse. Il tema dell'immigrazione, a esempio, non è da lui così sentito, anche perché a Dudley convivono da tempo etnie differenti. Questo è il punto di vista di Cairo ma, in una prospettiva più ampia, non si può certo escludere che la xenofobia sia stata altrove un elemento cruciale per gli esiti del voto. Questo dimostra quanto sia problematico analizzare le ragioni che hanno condotto diciassette milioni e mezzo di persone a votare in una determinata maniera: non esiste una risposta univoca.

Durante il Consiglio europeo straordinario del 10 aprile si è raggiunto l'accordo sulla proroga della Brexit al 31 ottobre. Crede che il taglio con l'Ue si risolverà in maniera pacifica, che potrebbe aver luogo un secondo referendum o, nel peggiore dei casi, potrebbe comunque avverarsi il no deal?

A mio avviso, tale oscillazione è provocata in principal modo dagli atteggiamenti e dalle scelte dei leader di partito coinvolti nel processo. Non è facile esprimersi al riguardo. In questo momento, il partito laburista ha deciso di assecondare, in linea teorica, un secondo referendum, ma non è chiaro quali conseguenze potranno prodursi da questa posizione. Potrebbe anche darsi che ciò compatti le fila all'interno del Partito conservatore e che i Tories, di conseguenza, si sentano in dovere di votare l'accordo proposto da Theresa May per scongiurare appunto la possibilità di un secondo referendum. Appare surreale che, dopo tre anni, tutto si debba infine risolvere in una manciata di giorni.