Arrestati un colonnello della Dia, Marco Zappalà, un appuntato dei Carabinieri in servizio a Castelvetrano, Giuseppe Barcellona, e l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino. Il motivo? Secondo la procura di Palermo avrebbero svolto delle indagini per catturare il latitante Matteo Messina Denaro. In sostanza, secondo il procuratore Lo Voi, l’aggiunto Guido, i pm Padova e Dessì, gli indagati avrebbero svelato indagini riservate sulla cattura di Messina Denaro. Eppure il colonello Zappalà era ritenuto fino a ieri uno degli investigatori più fidati dell’antimafia e si era occupato, per conto della Procura di Caltanissetta, delle indagini riservate sulle stragi Falcone e Borsellino.

Ma ieri mattina, sono stati i suoi colleghi della Dia di Palermo ad arrestarlo, in ufficio. Anche Barcellona aveva una lunga esperienza di indagini antimafia ed era incaricato di seguire alcune delicate intercettazioni disposte dalla procura di Palermo.

E Vaccarino? Una passata storia interessante visto che era stato coinvolto in una operazione importante condotta dal Sisde per la cattura di Matteo Messina Denaro. All’epoca, e parliamo del 2006, il direttore dei servizi segreti civili era l’ex capo dei Ros Mario Mori e fu una operazione eclatante visto che ha permesso di raccogliere informazioni sul boss Matteo Messina Denaro proprio da lui stesso. Come? D’accordo col Sisde, Vaccarino ( grazie al fatto che era anche stato insegnante del fratello del boss e sindaco del suo paese natale) riesce a entrare in contatto con il latitante con il quale intavola una lunga corrispondenza epistolare. Tra gli obiettivi del Sisde diretto da Mario Mori non c’era solo il fatto di stanare il latitante, ma grazie alla collaborazione di Vaccarino c’era anche quello di mappare le famiglie mafiose siciliane e i loro interessi nell’ambito degli appalti. Da qui, il pensiero va proprio alla famosa indagine mafia appalti condotta all’epoca proprio da Mori. Quell’inchiesta seguita da Falcone che, prima di andarsene dalla Procura di Palermo, volle subito depositare, visto che considerava il dossier di vitale importanza per scardinare il sistema affaristico mafioso che coinvolgeva grossi appalti di livello nazionale. Lo stesso Borsellino, come dimostrano numerosi atti pubblici e testimonianze, si era interessato e non aspettava altro che avere la delega per le indagini: ma le ottenne dall’ex capo della Procura di Palermo Giammanco proprio il 19 Luglio 1992, giorno che poi morì stritolato dal tritolo messo dalla mafia corleonese. Ma ritornando a Vaccarino, i magistrati di Palermo all’epoca lo indagarono per concorso esterno in associazione mafiosa dopo averlo intercettato causalmente nel corso delle indagini sul latitante. Indagine poi archiviata visto che i servizi segreti confermarono che era un loro infiltrato. A quel punto, però, fallì l’operazione del Sisde per arrivare a Matteo Messina Denaro. Sembra una sorta di eterno ritorno: fu l’ennesimo caso di una contrapposizione tra quella procura e gli ex Ros.