Nuovo avviso di garanzia per il sindaco di Riace Mimmo Lucano, il cui divieto di dimora in Calabria è stato prorogato per un anno. Una notizia che al sindaco sospeso del paese dell’accoglienza arriva come una bomba ad orologeria, nel giorno in cui il gup del tribunale di Locri ha deciso il rinvio a giudizio. L’avviso di conclusione delle indagini per Lucano e altre nove persone persone - l’amministratrice della cooperativa per la gestione dell’accoglienza “Girasole”, Maria Taverniti, e otto proprietari delle case destinate all’accoglienza - riguarda l’accusa di truffa, nell’ambito di un secondo filone dell’inchiesta “Xenia”. In particolare, il pm Ezio Arcadi contesta a Lucano di aver «indotto in errore il ministero dell’Interno», rappresentato dal Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati - e la Prefettura di Reggio Calabria, «ricorrendo all’artifizio di predisporre una falsa attestazione» nella quale veniva dichiarato «che le strutture di accoglienza per ospitare i migranti a Riace erano rispondenti e conformi alle normative vigenti, laddove in effetti così non era». In particolare le abitazioni risulterebbero prive del collaudo statico e del certificato di abitabilità, richiesti dalle convenzioni. L’assenza di questi requisiti avrebbe consentito, secondo la procura, un ingiusto profitto, per una somma complessiva di 134.550 euro.

Ma Mimmo Lucano, contattato da «Il Dubbio», chiarisce la sua posizione.

«La Prefettura, ad ogni emergenza sbarchi, mi chiedeva con insistenza di risolvere il problema, di trovare case, subito, magari ben sapendo che non avevano l’agibilità. Io mi rivolgevo alle cooperative ed erano loro ad occuparsi della cosa. Mi sembra tutta una montatura per rafforzare la prima indagine, crollata mediaticamente dopo la svalutazione delle accuse da parte della Cassazione.

A Rosarno o a San Ferdinando, dove la gente brucia e muore, c’è forse l’agibilità? Perché di quello non si sono mai preoccupati? Era la prefettura ad insistere nell’utilizzare qualsiasi casa». Giovedì, inoltre, sono stati posti i sigilli all’area destinata al ricovero degli asinelli utilizzati per la raccolta differenziata, per un abuso edilizio segnalato da un privato. «Si tratta di un’opera che riqualifica un’area del paese - conclude Lucano - Dà un senso all’azione dell’accoglienza a livello sociale. Ma c’è una deriva sul mio caso, vogliono distruggermi. È facile così».