“All’economia serve uno choc subito”. Parola di Marina Berlusconi che ha rilasciato una lunga intervista dal Corriere della Sera. Ma la presidente di Mondadori e della holding Fininvest, va a testa bassa contro le politiche del governo pentastellato. “Bisognerebbe concentrare le risorse su investimenti e sostegni alle imprese: tagli fiscali, meno burocrazia, incentivi all’occupazione. Lasciando perdere quota 100 e reddito di cittadinanza. Che daranno ben poco in termini di sviluppo e lavoro, anzi, ruberanno un altro po’ di futuro alle prossime generazioni», dichiara. Mostrando, al tempo stesso, una buona dose di preoccupazione per lo stato della compagine che regge le sorti di Palazzo Chigi, che “nasceva già con l’affanno di promesse elettorali esplosive per i conti pubblici e doveva tenere assieme due forze sempre più divise”); la litigiosità tra Di Maio e Salvini, che “ha portato ormai all’immobilismo”; per le sorti dell’economia, visto che “mentre gli altri rallentano noi ci fermiamo o addirittura arretriamo”; infine, per “una politica che ha abdicato al suo ruolo”. Sulla situazione del Paese, il giudizio di Marina Berlusconi si attiene “ai dati che arrivano da fonti diverse e tutte autorevoli: peggiorano di giorno in giorno”. Perché scrivere dei numeri su un pezzo di carta “o su Facebook” è piuttosto semplice, “ma non si possono trasformare in realtà con un gioco di prestigio”. Così lei si augura che questo “anno bellissimo” come l’ha definito il premier Conte non si tramuti in annus horibilis “tra reddito di cittadinanza e presunte flat tax”, che tuttavia pure suo padre Silvio ha proposto e sostenuto come cura per l’economia. Poi un plauso a Winston Churchill, “quel burbero leader che pur promettendo ‘lacrime e sangue’ riuscì a mobilitare il suo Paese e salvò tutti noi dal nazismo”. Perché “la politica vera deve saper creare consenso anche su scelte che chiedono sacrifici” mentre oggi “mi pare che la politica, un po’ ovunque, si rifugi negli slogan, nei social, nella più trita demagogia perché non è più all’altezza di coltivare ideali e grandi progetti. Ma questa è la fine della politica e non fa certo bene alla democrazia” che sfocia invece nell’antipolitica e il populismo. E che insieme all’intolleranza “nascono da disagi reali, sono il frutto avvelenato della cattiva politica, di una crisi economica infinita, di una insicurezza diffusa. E il web è stato benzina sul fuoco”. Chi ci salverà? “La cultura, i libri, non sono la ricetta miracolosa, ma un antidoto sì. Del resto, continuare a investire sui libri, come stiamo facendo”.Il pretesto dell’intervista è dato dal fatto che tra pochi giorni si terrà l’assemblea chiamata mercoledì ad approvare il bilancio della Mondadori, che “apre un nuovo capitolo di azienda concentrata sui libri” perché “oggi, con l’aria che tira, di libri, di cultura, di approfondimento, abbiamo proprio un gran bisogno”. In conclusione, un passaggio sul padre Silvio: “Da figlia, l’idea di un’ennesima e faticosa campagna elettorale non mi entusiasma. Ma da figlia so anche che mio padre non rinuncerebbe mai a impegnarsi per quello in cui crede. (…) Non ha alcuna intenzione di tirarsi indietro”