«La dignità è al primo posto. Nel campo delle professioni, e quindi rispetto alla figura dell’avvocato, come in ogni altro intervento di questa maggioranza. Riconoscere in Costituzione il ruolo dell’avvocato è anche la strada per collocare in una prospettiva di equilibrio una figura così imprescindibile per la democrazia». Andrea Ostellari presiede la commissione Giustizia di Palazzo Madama. Ed è il rappresentante della Lega che in Senato vigila sui tutti i provvedimenti relativi al processo e all’ordinamento giudiziario. Il ddl costituzionale sul ruolo dell’avvocato, depositato giovedì scorso dai capigruppo di Lega e M5s a Palazzo Madama, Romeo e Patuanelli, non sarà esaminato dalla commissione guidata da Ostellari ma comunque vi passerà quanto meno per un parere. Anche per questo il presidente della commissione Giustizia è chiamato comunque a spiegare il senso di quell’equilibrio fra una svolta come l’avvocato in Costituzione e diverse norme contestate dalla professione forense, in particolare dai penalisti. Norme in alcuni casi fortemente volute proprio dalla Lega.

Alcuni provvedimenti approvati di recente non rischiano di limitare proprio il diritto di difesa che l’avvocato è chiamato a tutelare anche in base al ddl appena presentato?

Ribadisco quanto detto anche al congresso forense, in particolare durante il dibattito con le Camere penali: le garanzie non sono in discussione. Noi siamo convinti che vadano preservate sempre, nessuna esclusa. Ma la tutela riguarda l’indagato, l’imputato, il condannato e, allo stesso modo, la persona offesa. È questa la nostra bussola. Anche nelle modifiche ora allo studio per il funzionamento del processo penale.

A cosa si riferisce in particolare?

Alla necessità di ridurre i tempi della giustizia, anche penale, in modo da tenere ciò che serve ed eliminare o modificare gli snodi che non funzionano, ma sempre nel rispetto delle garanzie.

Ma nel caso dell’abbreviato precluso per i reati da ergastolo i tempi rischiano di allungarsi.

E qui torna la necessità di tenere insieme le aspettative di tutti, quindi di garantire anche le vittime. Parliamo di pochi, gravissimi casi. Nei quali abbiamo ritenuto di non poter concedere, a chi venga eventualmente riconosciuto colpevole, la possibilità di uno sconto. È una scelta. La politica ne ha sempre fatte. Altri hanno dato priorità agli indulti, noi a stabilire la prospettiva di una pena senza sconti per chi commette reati come l’omicidio volontario aggravato o la strage. Ma ai penalisti vorrei dire un’altra cosa.

Ovvero?

Si guardi anche ai numeri. Nel 2017 i procedimenti di quel tipo definiti con l’abbreviato sono stati 176. Io credo che le Camere penali commettano un errore di valutazione, quando paventano una paralisi delle Corti d’assise a causa di quei 176 processi l’anno in più. Si tratta dell’ 1 per cento dei giudizi penali celebrati in tutto il Paese.

La preclusione delle misure alternative ai condannati per corruzione che, su indicazione dell’avvocato, avevano patteggiato non lede proprio il diritto di difesa?

C’è una riflessione in atto, su questo, in particolare da parte del ministero della Giustizia. Nel frattempo la questione dell’articolo 4 bis applicato anche ai reati contro la Pa è stata rimessa, da diversi Tribunali, alla Consulta. Sono convinto che una soluzione vada trovata. Anche perché se non lo fa la politica lo farà il giudice delle leggi.

L’avvocato in Costituzione è anche un muro a tutela della dignità della professione e, quindi, contro gli incarichi legali a zero euro?

La dignità del lavoro va tutelata sempre. Va fatto attraverso gli interventi in campo economico come in quelli sulla giustizia. Io credo però che riconoscere in modo esplicito il rilievo costituzionale dell’avvocato abbia un significato complessivo, che non può essere ridotto solo alla questione del compenso. Quella che va affermata è la imprescindibilità della funzione dell’avvocato. Va rimessa al centro l’importanza del suo ruolo, e mi auguro che lo strumento del riconoscimento costituzionale sia ampiamente condiviso in Parlamento.

Anche rispetto al bilanciamento del potere riconosciuto, dalla Costituzione, al magistrato?

Di certo con un simile strumento si rafforza anche la parità tra le parti e i soggetti della giurisdizione, sia nel civile che nel penale.

La Lega garantirà che la “nuova” prescrizione entri in vigore solo dopo le previste modifiche al codice di procedura penale?

Mi attengo a quanto si è detto prima di approvare la norma sulla prescrizione: l’entrata in vigore è rinviata di un anno perché vanno prima introdotte modifiche in grado di assicurare la durata ragionevole del processo prevista all’articolo 111. Non è possibile, per esempio, che un pm ricorra contro un’assoluzione pronunciata in primo grado e l’imputato resti così sottoposto a un giudicato senza fine. Lo abbiamo detto come Lega, lo hanno ripetuto Salvini e il ministro Bongiorno. So che il guardasigilli ha aperto un confronto sul tema anche con gli avvocati. E posso assicurare che anche il Parlamento farà la propria parte.