Stefano Patuanelli e Massimiliano Romeo sono i capigruppo a Palazzo Madama, rispettivamente, del Movimento cinquestelle e della Lega. Sono loro a depositare, nella serata di giovedì, il disegno di legge con cui si afferma esplicitamente, all’articolo 111 della Costituzione, il ruolo dell’avvocato. Una scelta non casuale: affidare ai loro vertici in Senato attesta, per i due partiti di maggioranza, la loro determinazione nello storico riconoscimento. Il segnale arriva in coincidenza del Congresso nazionale forense in corso a Roma e dedicato, tra l’altro, proprio al “ruolo dell’avvocato nella Giurisdizione”. Si dimostra così in modo ancora più netto, se necessario, la volontà da parte delle due forze di governo di mettersi dalla parte della professione forense e condividere la centralità rivendicata da quest’ultima anche durante i lavori dell’Ergife.

Il testo non si discosta se non per qualche dettaglio di punteggiatura dalla versione accreditata già da alcuni giorni. All’articolo 111 vengono dunque aggiunti un secondo comma sulla imprescindibilità dell’avvocato nel processo, salvo «casi tassativamente previsti dalla legge», sulla sua «funzione» di «garantire l’effettività della tutela dei diritti e il diritto inviolabile alla difesa» ; e un terzo comma che scolpisce nella Carta la «libertà, autonomia e indipendenza» dell’avvocato».

«La notizia dell’avvio dell’iter rafforza l’idea centrale del nostro congresso», dice il presidente del Cnf Andrea Mascherin, «che vuole l’avvocatura quale presidio dei diritti di tutti e in particolare dei più deboli. Inizia un cammino costituzionale sul quale sono molto ottimista. Si tratta di un disegno di legge della maggioranza, di cui bisogna dare atto al ministro della Giustizia Bonafede che già al congresso di Catania si era impegnato ad assumere questa iniziativa. Ma proprio qui alla sessione ulteriore delle assise di Roma», aggiunge Mascherin, «registriamo la disponibilità anche delle altre forze politiche, che si sono espresse durante le tavole rotonde favore di questo disegno di legge e dunque, con esso, del grande obiettivo di questa grande avvocatura».

La scelta di attivare l’iniziativa parlamentare anziché proporre un disegno di legge direttamente presentato dal governo matura dopo una valutazione fatta nelle ultime ore proprio da Bonafede. Il guardasigilli era pronto a discutere il testo nel Consiglio dei ministri di giovedì, tanto da averlo presentato agli uffici della Presidenza. Ha poi fatto prevalere la considerazione secondo cui per leggi costituzionali, vista la loro delicatezza, si tende a preferire la via parlamentare.

E visto che, sul riconoscimento della professione forense, il ministro aveva da tempo trovato la condivisione con il partito di Matteo Salvini, una veloce consultazione ha prodotto la scelta di affidare ai due capigruppo la titolarità del testo. Così Patuanelli e Romeo già giovedì sera lo hanno formalmente depositato presso gli uffici di Palazzo Madama.

La notizia arriva nel pieno delle assise di Roma. A darla è Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama. In apertira della sessione dedicata alle riforme del processo ( di cui si dà conto in altro servizio del giornale, ndr), il senatore leghista rivendica «la traduzione dalle parole ai fatti di un impegno preso con l’avvocatura proprio in occasione del Congresso forense di Catania, quando avevo personalmente assicurato il sostegno della Lega all’iniziativa. Il difensore», ricorda Ostellari, «svolge una funzione a tutela non solo della persona assistita ma di tutti i cittadini, ed è auspicabile che questo storico riconoscimento possa essere condiviso, in Parlamento, da tutte le forze politiche».

Sarà la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati a decidere sulla commissione a cui assegnare il ddl, che sarà probabilmente la Affari costituzionali. Il rilievo riconosciuto alla professione forense non solo nella dimensione strettamente «processuale» è attestato da diversi passaggi della relazione allegata al ddl. «La previsione secondo la quale l’avvocato ha la funzione di garantire l’effettività della tutela dei diritti», si legge nella nota illustrativa, «esplicita la funzione costituzionalmente attribuita» al difensore, «nel suo ruolo di garanzia dei diritti in generale». Una missione di «custode» dei principi della democrazia che già contiene in sé il rilievo costituzionale ora riconosciuto anche formalmente all professione forense.