C’è un assioma, insegna la Storia, che scatta inesorabile sotto tutte le latitudini: quando un regime da democratico scivola verso l’autoritarismo, la prime restrizioni che vengono messe in campo riguardano inevitabilmente due categorie: gli avvocati e i giornalisti. E’ possibile che valga anche al contrario? Che cioè i soffi di cambiamento quelle due categorie investano per prime? Che quando avvocati e giornalisti fanno il loro mestiere liberamente e liberamente parlano alla società, la democrazia si rafforza? La risposta non è detto sia scontata: ma la sfida è tuttavia avvincente. Tante cose si possono dire di Zuzana Capulova, diventata domenica la prima presidente della Slovacchia.

Ma la sua biografia non si può truccare: è donna, è neofita della politica, è avvocato. Su quella biografia, più ancora che sulle singole battaglie per i diritti civili comunque decisive, ha travolto i suoi avversari. Qualcuno dirà che ci sono ombre sul suo percorso professionale e che perciò l’assioma è sballato. Non è così: per la gente del suo Paese, la neo presidente è prima di tutto un avvocato che si è battuta per cause importanti. La maggioranza ha ritenuto che fossero quelle giuste e l’ha premiata. Una prima volta assoluta che ha anche il sapore di una ricercata liberazione. A mille e più chilometri di distanza, anche i partiti della maggioranza gialloverde hanno scelto un avvocato per assegnargli il ruolo di presidente del Consiglio. Una coincidenza, sicuro. Per chi ci crede, naturalmente. Molti hanno sorriso scuotendo la testa quando Giuseppe Conte si è autoproclamato “l’avvocato degli italiani”. Ognuno ha il diritto di giudicare come crede l’azione del premier, anche criticamente. Ritenendolo troppo scolorito, strattonato dai suoi due vicepremier. E’ legittimo. Perfino doveroso, per certi versi. Ma anche qui la realtà non cambia: i cittadini hanno affidato a due avvocati il compito di avviare il cambiamento. Di dare sicurezze; di essere punto di equilibrio. Nelle scorse ore, Conte ha richiamato i ministri a non litigare perché il rischio è che si vanifichi l’azione di governo. Benché in condizioni diversissime, il mandato della presidente Caputova e del premier italiano è concretizzare la fiducia che hanno ricevuto. Se quel patrimonio venisse disperso, sarebbero guai. E la delusione popolare è roba assai difficile da maneggiare.