«La Giustizia come istituzione non esiste più». Lapidaria e senza appello, la giornalista e scrittrice dissidente russa Zoja Svetova – figlia di dissidenti e prigionieri politici al tempo dell'Unione Sovietica e nipote del primo preside della facoltà di Storia dell'Università di Mosca, fucilato nel 1937 su ordine di Stalin – ci consegna, nella prefazione del suo nuovo romanzo, Gli innocenti saranno colpevoli ( Castelvecchi) – in cui il racconto, ispirato a fatti realmente accaduti, dell'ingiusta condanna e detenzione del ricercatore Ígor' Sutjágin e della studentessa universitaria cecena Zára Murtazalíeva assume uno specifico valore paradigmatico – uno spaccato inclemente della condizione della Giustizia e dei diritti civili nella Russia di Putin.

Svetova, le manchevolezze dell'amministrazione della Giustizia in Russia così sono evidenti?

Non sempre, ma nella maggioranza dei casi, i giudici emettono sentenze non in base alla legge ma su commissione di taluni gruppi d'interesse. Nel caso di procedimenti politici, quando in Tribunale vengono processati nemici dichiarati del Potere i giudici ricevono indicazioni su quale verdetto emettere direttamente dall'Amministrazione presidenziale. Se, invece, questi dibattimenti hanno come oggetto espressioni concorrenti di attività imprenditoriali si registrano preoccupanti quanto frequenti episodi di corruzione. Altre volte, pur non ricevendo indicazioni di alcun genere, i giudici sanno già quale sentenze emettere per non scontentare l'autorità: in Russia esiste la cosiddetta tendenza all'accusa e, in una situazione siffatta, le sentenze di assoluzione sono inferiori all'un percento. Se si considera invece l'attività dei giudici della Giuria Popolare, le sentenze di assoluzione emesse sono in numero maggiore e si aggirano intorno al dieci- quindici percento.

In questo suo romanzo si mette anche nei panni di una giudice. Cosa ha provato?

Ho cercato di comprendere come una giudice professionista possa emettere una sentenza di colpevolezza nei confronti di una persona innocente. Sono consapevole del fatto che il giudice tema conseguenze negative qualora dovesse emettere una sentenza invisa al Potere e che quindi, per mettere a freno la coscienza, possa mentire a sé stesso dicendosi che la persona è comunque colpevole in ogni caso, semplicemente alla conclusione dell'investigazione non sono state rinvenute prove che lo dimostrassero.

Ha registrato negli ultimi tempi un inasprimento della stretta sulle libertà e sui diritti civili?

Nel corso di questi ultimi anni il governo russo si sta trasformando in un regime totalitario. Non solo la libertà di parola, ma la stessa libertà individuale viene sempre più minacciata: basti pensare alle vere e proprie persecuzioni nei confronti degli omosessuali e dei blogger che, attraverso i re- tweet sui social, diffondono informazioni considerate deleterie dal potere. Vengono perpetrate vessazioni anche verso chi ha partecipano a manifestazioni pubbliche. Ultimo esempio: pochi giorni fa, a Mosca, ha avuto luogo un meeting in favore della libertà della Rete: i partecipanti avevano un gran numero di palloncini di cui i poliziotti hanno vietato l'uso per poi requisirli con la scusa che potessero rappresentare un pericolo. A conclusione della manifestazione, le forze di polizia hanno permesso ai partecipanti di guadagnare liberamente la stazione della metro, per poi raggiungerli, percuoterli e arrestarli. Non c'era alcun motivo in quanto si trattava di un evento autorizzato.

Quanto è labile in Russia, in questo momento, il confine tra censura e auto- censura?

Esiste una precisa linea di demarcazione tra censura e auto- censura. L'auto- censura consiste nel fatto che i giornalisti preferiscano non nominare il Presidente con nome e cognome – criticando quindi apertamente l'operato di Putin – oppure cercano di non attaccare deputati, giudici o semplici funzionari statali in quanto essi potrebbero infliggere delle penali capaci di condurre alla rovina economica i media e le case editrici verso cui sarebbero dirette.